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14-04-2019

Libia: un futuro sempre più incerto

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Khalifa Haftar Khalifa Haftar

Le posizioni di Italia e Francia sulla crisi libica sono ancora distanti: mentre Roma ha pubblicamente preso le distanze dalla campagna militare di Haftar già dal 2014, Parigi non ha esitato a sostenere il feldmaresciallo negli scorsi anni. 

Lo stato di tensione tra Italia e Francia sta compromettendo la capacità dell’Esercito Nazionale Libico e del Governo di Accordo Nazionale di raggiungere un accordo per il cessate-il-fuoco nel breve termine e la comunità internazionale non sta avanzando proposte di sanzioni verso nessuna delle parti in conflitto, nonostante l’unanime condanna delle violenze in corso. Al momento si stanno intensificando gli scontri a sud di Tripoli, specialmente nelle aree di Ain Zara, Wadi al-Rabia, mentre gli uomini di Haftar avanzano decisi per conquistare la capitale. Per il susseguirsi delle violenze e per quindi per la mancanza delle necessarie misure di sicurezza, l’inviato dell’ONU per la Libia Ghassan Salamé, il 9 aprile, è stato costretto a rinviare la conferenza nazionale di riconciliazione prevista per il 14-16 aprile. L’evidente frattura tra il governo di Tripoli e le autorità di Tobruk sembra essere più profonda che mai, le parti in conflitto hanno perso la fiducia reciproca e il percorso verso una riunificazione delle istituzioni libiche, in base al UN Action Plan, appare più arduo che mai. Khalifa Haftar si sta mostrando deciso a prendere il controllo totale di Tripoli e di ottenere il comando dell’interno paese, piuttosto che accettare un accordo per la distribuzione dei poteri tra le parti rivali. 

Il protrarsi degli scontri armati nei pressi di Tripoli, con conseguente mobilitazione delle truppe delle diverse milizie attive nel paese verso la capitale, rappresenta un altissimo rischio per gli assets situati nelle aree non interessate dallo scontro, dal momento che si sta creando un vuoto di sicurezza il larghe regioni della Libia. Le infrastrutture critiche della Libia saranno maggiormente esposte ad attacchi da parte di milizie armate e da organizzazioni criminali o terroristiche, con conseguente ripresa delle attività da parte di Daesh. 

 

 

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