A seguito di alcuni allarmismi comparsi in rete in merito a fantomatiche piogge di missili sulla Sicilia da parte dell'ISIS ci sentiamo in dovere di smentire questa possibilità, purtroppo rilanciata da testate giornalistiche molto seguite nel nostro paese; riportare una "conferma ad un sospetto" del genere può generare spavento e timori tra la popolazione oltre che riaccendere vecchi sentimenti in veterani dormienti.
LIBIA Il braccio dell’ISIS in Libia ha rivendicato il sequestro di 21 cristiani copti egiziani provenienti dal governorato di Minya.Il gruppo jihadista ha inoltre diffuso delle foto degli ostaggi, come riportato da Site Intelligence Group. I 21 cristiani, secondo quanto riferito dall’Is, sarebbero stati catturati nello Stato di Tripoli a capodanno. Si aggravano le condizioni di vita dei cristiani in Libia dalla caduta di Gheddafi nel 2011, numerosi gruppi jihadisti presenti nel Paese hanno più volte colpito famiglie cristiane su tutto il territorio. Non si hanno notizie dei due giornalisti tunisini Nadhir Ktari e Sofien Chourabi sequestrati l’8 gennaio da militanti dell’Is, secondo indiscrezioni i due sarebbero ancora vivi. Intanto nel pomeriggio dell’11 gennaio l’aviazione libica ha bombardato obiettivi militari appartenenti alla coalizione Fajr Libya.
Le divisioni interne libiche si riflettono sempre di più sui maggiori centri di potere. Gli interessi politici e commerciali, come era prevedibile, seguono le rotte dettate dalla frammentazione etnica, religiosa e tribale della Libia, alimentando persistenti lotte per l’accaparramento di risorse e la spartizione del potere. Oggi la Libia appare sostanzialmente divisa in due grandi blocchi, uno dei quali (il blocco definibile islamista) è composto dalle forze occupate nell’Opertion Dawn, il General National Congress (GNC) e altre milizie provenienti dalla città di Misurata, nel nord-ovest del Paese.
La guerra civile divora la Libia in uno scontro totale ormai difficile da ricomporre. Da un lato le milizie colte e borghesi di Misurata dall'altro gli storici rivali di Zintan: gli uomini di Misurata alleati con gli islamisti moderati hanno preso la scorsa notte l'aeroporto di Tripoli mettendo una forte ipoteca sul controllo del governo libico e su quello che resta di uno Stato ormai in disfacimento.
Segnali di grave deterioramento del contesto di sicurezza nella capitale libica sono emersi pesantemente la prima settimana di novembre quando nella giornata del 5 novembre quando due persone, tra cui un comandante della milizia al-Nassour, sono state uccise in uno scontro a fuoco tra la milizia al-Nassour e quella di Souq al Juma, quartiere di Tripoli nel quale sono avvenuti gli scontri.
Possiamo considerare l’attacco dei giorni scorsi contro l’Ambasciata francese a Tripoli come il primo attacco terroristico contro gli interessi stranieri in Libia.
L’attacco segna l’escalation della guerra intestina che si combatte tra il governo e le milizie jiadiste per determinare l’orientamento futuro, e la qualità delle istituzioni.
Tale radicalizzazione del conflitto e l’attacco all’ambasciata Francese, devono servire da campanello d’allarme al fine di evitare di vanificare i risultati raggiunti grazie all’intervento NATO.
Martedì 23 aprile un’autobomba ha devastato l’ambasciata francese a Tripoli ferendo due guardie francesi, è il primo attacco importante contro target occidentali dopo quello che è costato la vita lo scorso settembre, ad opera di jiadisti all’ambasciatore USA Chris Stevens.
Tripoli e tutta la Libia dopo che è stato rovesciato il regime di Gheddafi sono state inondate di armi e vi scorrazzano violenti bande armate.