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29-10-2020

Terrore in Francia

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A 5 anni dagli attentati terroristici del novembre 2015 la Francia si fa trovare ancora impreparata nella prevenzione del radicalismo islamico; come se le tragiche esperienze vissute non fossero servite a nulla.

Oggi non possiamo più avere l'alibi del lupo solitario, delle cellule dormienti e di tutta quella letteratura che con disinvoltura accetta l'azione terroristica come imprevedibile, fatalmente non evitabile quasi come si trattasse di un terremoto che si presume possa accadere ma mai si può sapere quando.

Oggi non è così, le decapitazioni di Parigi e Nizza sono il frutto dei mancati controlli a tappeto sui social dove tutto ha origine, della mancata protezione sulle chiese e sui fedeli cristiani nel mondo, ormai divenuti bersagli facili per i terroristi, del buonismo eccessivo del mondo cattolico di fronte ad un Islam assolutista che non conosce reciprocità nei comportamenti.

Possiamo prevedere un attacco se il monitoraggio del nemico è stringente continuo e preciso, se infiltriamo nei social l'intelligence, se facciamo disinformazione all'interno delle strutture terroristiche che ruotano tutte accanto ai luoghi di aggregazione islamici.

Questa non è fantascienza è solo scienza dell'investigazione, per disarticolare le cellule omicide bisogna bucarle, conoscerle dall'interno utilizzando tecnologia e fattore umano.

Lo scenario politico ci indica  le preoccupanti ingerenze Turche in tutte le aree strategiche del mondo ed in Europa non ancora in grado di dare una univoca  risposta diplomatica al Presidente turco, questa è la criticità che va immediatamente risolta.

Uccidere decapitando il nemico ha un fortissimo valore simbolico per l' islam radicale, rappresenta il perfetto compimento dell'azione di guerra in cui l' avversario viene considerato un  essere inferiore , di fronte a tale barbarie occorre una risposta  forte senza cadere nelle inutili rappresaglie generalizzate, occorre reprimere dove è necessario, prevenire costantemente e ridurre in modo significativo l' influenza politica ed economica del terrorismo islamico in Europa e nel Mediterraneo.

 La battaglia contro il terrorismo va combattuta davanti a noi e non dietro, i governi europei devono fare un esercizio di realtà e capire che il tempo per la retorica è scaduto servono azioni di intelligence straordinarie, la vicinanza ed il cordoglio per le vittime e per i loro familiari bisogna esprimerlo assicurando alla giustizia gli assassini.

Sergio Giangregorio

Laureato in scienze politiche e relazioni internazionali. Perfezionato presso L’Università degli Studi Roma 3 in “ Modelli Speculativi e ricerche educative nell’interazione multimediale di primo e secondo livello“ Docente universitario a contratto in materie investigative con specifico expertise sulla sicurezza in aree urbane, sulle tecniche di intelligence e di peacekeeping. Esperto di comunicazione in situazioni estreme.

Giornalista investigativo ed analista di intelligence , come Ghost writer ha elaborato numerosi studi strategici coprendo tutti i teatri di guerra dai balcani , al vicino oriente seguendo i conflitti in Afganistan, Iraq e nel nord-Africa.

Presidente del Centro Europeo Orientamento e Studi – Ente morale di diritto privato per la difesa dei diritti civili.

Direttore Responsabile del magazine online Convincere.

Website: www.sergiogiangregorio.it

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