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17-10-2013

LA TESTA DEL SERPENTE

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Le parole del re dell’Arabia Saudita Abdullah sono il nostro spunto per cercare di capire le problematiche di natura settaria che animano la politica, ma non solo, Mediorientale.

Il re Abdullah, riferendosi all’Iran, secondo dati WikiLeaks, si è espresso in questi termini “ che  Dio ci impedisca di cadere vittime del loro male” ed ha aggiunto che Washington dovrebbe “tagliare la testa del serpente”.

Dall’altra parte del golfo l’Iran parla attraverso il sito Mashreg website  accusando la famiglia reale dell’Arabia Saudita di affogare nella corruzione.

In Siria, Iraq, Libano e Yemen, Sciiti e Sunniti o sono ai ferri corti o apertamente in guerra, stiamo parlando di conflitti che provocano la morte di migliaia di persone ogni mese.

In Siria ognuno accusa l’altro di responsabilità, con l’Iran che sostiene Assad e l’Arabia Saudita che finanzia i ribelli che cercano di rovesciarlo.

In questa difficile situazione il presidente Hassan Rouhani si è ripromesso di inaugurare a breve un periodo di “distensione” non solo tra i due paesi ma in tutta la regione.

“Se Dio vuole durante il prossimo governo spero che avremo presto buone relazioni con i vicini in particolare con l’Arabia Saudita” così Rouhani durante una conferenza stampa.

Dal punto di vista dell’Arabia Saudita il miglioramento delle relazioni dipenderebbe dalla cessazione del sostegno dell’Iran ad Assad. I Sauditi considerano la Siria come un anello fondamentale al fine di proiettare la loro influenza in tutto il Medio Oriente oltre che in Libano fino ai confini con Israele.

Ciò che irrita di più l’Iran è la decisione dell’Arabia Saudita, risalente allo scorso anno, di aumentare le esportazioni di petrolio per compensare quello tolto al mercato a causa dell’embargo del greggio iraniano.

L’Arabia dal canto suo accusa l’Iran di fomentare problemi tra la propria minoranza Sciita e di aver tentato di assassinare il suo ambasciatore a Washington. Teheran nega tutte, le accuse. 

L’antagonismo risale al 1979 quando l’Iran cercò di esportare la rivoluzione islamica Sciita in tutto il Medio Oriente, anche in Arabia Saudita  minacciando così l’antico equilibrio regionale.

L’Arabia saudita è il luogo di nascita dell’Islam e sostenitore della scuola Sunnita più conservatrice, il Wahhabismo.

La scuola Wahhabita considera lo Sciismo come eretico.

Re Abdullah ha cercato di moderare questa visione e si è impegnato ad istituire a Riyadh un centro per studiare le differenze tra le sette.

Da queste problematiche bisogna partire per tentare di capire quello che accade oggi in Siria, dove la situazione è diventata talmente complessa che il mondo Islamico si è praticamente e per ora irrimediabilmente diviso a metà.

© Riproduzione Riservata

Mario Neri

Laureato in giurisprudenza ed in scienze giuridiche. Master di II livello in scienze criminologiche.

Esperto di diritto internazionale e di programmi relativi al mantenimento della pace nelle aree di crisi.

Ufficiale in congedo dell’Esercito “ Folgore “. Analista nelle politiche di intelligence.

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