Nelle ultime settimane è cresciuto il livello di tensione in Medio Oriente e una serie di eventi, dal drone abbattuto il 25 aprile ai raid in territorio siriano su Jamraya e Al Saboura, ha ulteriormente minato il precario equilibrio geopolitico nella regione.
Domenica mattina 5 maggio i jet israeliani hanno colpito, per la seconda volta in tre giorni, diverse strutture militari vicino a Damasco uccidendo decine di soldati vicino al palazzo presidenziale.
I raid aerei hanno colpito basi della guardia repubblicana e un importante centro di ricerca militare a Jamraya che secondo fonti USA dovrebbe essere il principale impianto di armi chimiche in Siria.
La scomparsa di Domenico Quirico, reporter del giornale La Stampa, ormai è notizia di pubblico dominio. Quirico era partito dall’Italia il 5 aprile diretto in Siria verso l’antica città di Homs con la volontà di raccontare il dramma della guerra civile. Secondo la ricostruzione dello stesso giornale torinese, Quirico ha atteso a Beirut (Libano) i propri contatti per poi ripartire il giorno seguente (sabato 6) alla volta del confine siriano. Alle 18:10 dello stesso giorno è arrivata in redazione la conferma: Quirico era entrato in Siria. Due giorni dopo, lunedì 8, ha chiamato a casa dandone conferma anche alla moglie. L’ultimo contatto è datato martedì 9: un solo sms diretto ad un collega della RAI con il quale Quirico informava d’esser sulla strada per Homs. Poi più nulla.
Il Governo e ribelli della Siria si accusano reciprocamente di aver lanciato un attacco chimico nei pressi della città settentrionale di Aleppo martedì 19 marzo, sarebbe il primo uso di tali armi nel conflitto che dura da due anni.
Voci contrastanti su chi effettivamente ha usato armi chimiche.
Il centro militare di Jimraya, impiegato in attività di ricerca, e un convoglio diretto in Libano, il giorno 30/01 sono stati colpiti dall'aviazione israeliana mediante un'operazione aerea in un territorio siriano. Il centro di ricerca è situato a 5km a nord-ovest della capitale ed è controllato dalle guardie presidenziali , vista la vicinanza con la residenza di Assad. Solo in tempi recenti i missili anti-aerei posti nel centro militare sono stati trasferiti in seguito ai continui scontri tra l'esercito governativo e i ribelli nella zona.
La situazione siriana sta divenendo, giorno dopo giorno, una vera e propria polveriera di non facile soluzione per la Comunità Internazionale.
Lo dimostra l’intervento del Consiglio Atlantico, il massimo organo decisionale della NATO, riunitosi ad ottobre su richiesta della Turchia[1], coinvolta direttamente in scontri e colpi di mortaio provenienti dalla Siria e che hanno colpito il territorio turco; anche se non è chiaro se i colpi esplosi provenissero dai lealisti al Governo siriano o dagli insorti al regime.
All’indomani di tali avvenimenti il Parlamento di Ankara ha approvato una mozione parlamentare che autorizza le forze armate turche ad intervenire fin dentro i confini siriani per ristabilire la sicurezza interna.