La mire espansionistiche turche si stanno manifestando in tutta la loro natura. Il governo turco, dal momento in cui Mosca e Ankara hanno ripreso una intensa attività diplomatica e di collaborazione in ambito internazionale, ha portato avanti una politica estremamente aggressiva e ambiziosa verso ovest. La Turchia ha costruito una fitta rete di organizzazioni statali e parastatali che progressivamente hanno penetrato i contesti europei e nord-africani, divenendo di fatto un attore di primo piano per gli equilibri geostrategici dell’area del Mediterraneo. Energia e difesa stanno trainando le politiche estere di Erdogan, che approfittando della natura islamista del suo governo, infiltra i governi e i movimenti politici algerini, tunisini, libici, egiziani, serbi, macedoni, greci, albanesi, bosniaci. Agendo rapidamente e mediante la messa a disposizione di grandi risorse, la Turchia infatti sta - già da alcuni anni - influenzando le politiche energetiche balcaniche, in considerazione dell’attenzione strategica che nei prossimi decenni investirà l’area dell’Adriatico.
Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite focalizzata sulla situazione in Medio Oriente gli Emirati Arabi Uniti hanno invitato la comunità internazionale a impegnarsi su tutti i fronti per risolvere le attuali crisi in Medio Oriente al fine di raggiungere la stabilità regionale e internazionale.
Parlando davanti al Consiglio, Amierah Alhefeiti, Rappresentante permanente aggiunto e incaricato d’Affari degli Emirati Arabi Uniti alle Nazioni Unite, ha chiesto alla comunità internazionale di mantenere il proprio impegno nei confronti del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle relative risoluzioni. Per raggiungere questi obiettivi è necessario rafforzare il multilateralismo per sbloccare la situazione di stallo nel processo di pace in Medio Oriente e ha quindi invitato le parti a raggiungere soluzioni politiche durature in paesi come la Siria, lo Yemen e la Libia, in linea con i parametri concordati per la pace, nonché a rispondere alle legittime aspirazioni dei popoli.
Che la Turchia stia attraversando un periodo in cui le libertà fondamentali non sono tutelate dallo Stato è ormai sotto gli occhi di tutti. Vorrei però che non fosse sotto gli occhi ma davanti agli occhi. Quello che succede in Turchia è inaccettabile.
Umanamente, politicamente, socialmente inaccettabile. Centinaia di persone continuano a condurre la propria pseudo vita “ospiti” nelle carceri turche, senza nessuna protezione né garanzia: senza nessun diritto. Persone incarcerate senza nessun capo di accusa serio e provato, rinchiuse nelle carceri da mesi in attesa di un processo che nella maggior parte dei casi è una farsa.
Nucleare – Gli Emirati Arabi Uniti a breve giro inaugureranno la loro prima centrale nucleare. L’unità 1 dell’impianto nucleare di Barakah ad Abu Dhabi è pronta per iniziare la produzione di energia, secondo un’attenta valutazione di operatività condotta da un team internazionale di esperti del settore.
Nei giorni scorsi, Sua Altezza Sheikh Abdullah bin Zayed Al Nahyan, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ha avuto a Bruxelles, un incontro istituzionale con Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione europea, per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché vicepresidente della Commissione europea.
Il presidente degli Stati Uniti Trump ha indicato che siamo a pochi giorni dall'annuncio del suo tanto atteso piano di pace in Medio Oriente, dopo l'incontro con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo rivale elettorale Benny Gantz alla Casa Bianca. È probabile che il piano includa il nuovo status quo che è stato implementato, quindi ci si aspetta molto che non sarà popolare tra i palestinesi. Persino lo stesso Trump lo ha riconosciuto, ma li ha assicurati che ne trarrebbero beneficio. È improbabile che il rifiuto di accettare il nuovo piano cambi le cose sul campo, poiché esiste una nuova realtà che stabilisce nuove regole e deve essere la base per qualsiasi nuova visione della pace.
Non ci sarà una terza guerra del golfo.
Il target killed del Generale Soleimani deve essere inquadrato nella necessità del governo USA di ristabilire gli equilibri proporzionali nell’area, tali da riportare gli americani ad un totale controllo dell’espansione iraniana.
L’azione dei militari Usa non può essere messa in relazione alla politica interna statunitense ed ai problemi del Presidente.
Non vi è dubbio che si sta verificando un cambiamento significativo nella condotta della politica internazionale. Le relazioni internazionali sono sempre più basate sull'interesse economico e meno su alleanze e valori ideologici. Ciò sta avendo un impatto globale, ma per un paese come la Giordania, che è totalmente dipendente dai suoi alleati, richiede una revisione urgente della sua posizione e del suo approccio che si basa attualmente sul valore sottostante delle sue alleanze politiche percepite, che si sono chiaramente spostate.
“Bisogna lavorare insieme. Tutti. Stati, istituzioni, religioni, culture. Lavorare insieme per lo sviluppo integrale di ogni uomo e di tutto l’uomo”. Lo afferma padre Rifat Bader, 48 anni, sacerdote cattolico di nazionalità giordana, direttore del Catholic Center for Studies and Media in Giordania. Padre Rifat nei giorni scorsi era a Cagliari per partecipare all’incontro “Percorsi, popoli e religioni a confronto” svoltosi alla Mediateca del Mediterraneo.