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09-06-2016

Il destino della Libia nelle mani di Haftar

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Haftar Haftar

Persistono scontri violenti per il controllo del territorio in larghe parti del Paese. Si combatte principalmente nelle città di Sirte e Bengasi. Proprio nella città di Sirte si concentrano i maggiori scontri nell'ambito dell'operazione "al Bunian al Marsus" tra le milizie fedeli al governo di Tripoli e i combattenti legati a Daesh.

La battaglia in corso sta costringendo i combattenti dello Stato Islamico a un lento e progressivo arretramento che potrebbe terminare nel breve termine con la conquista di Sirte da parte delle milizie provenienti da Misurata, espugnando così una delle maggiori roccaforti di Daesh. Anche a Bengasi si susseguono da mesi scontri tra le forze fedeli al Generale Haftar e miliziani dello Stato Islamico. Il contesto di sicurezza all'interno della città rimane piuttosto compromesso a causa di unità legate a Daesh ancora presenti in alcune aree di Bengasi, nonostante il centro della città sia stato dichiarato liberato dallo Stato Islamico nel febbraio 2016. 

La situazione appare piuttosto complessa, a causa soprattutto dell'estrema eterogeneità delle forze in campo. Pesa la lontananza tra le forze del governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj con sede a Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale, e l'esercito fedele al generale Haftar che opera in Cirenaica, nell'est del Paese. Haftar nei primi giorni di giugno ha perso il controllo delle forze speciali antiterrorismo e della brigata militare d'intelligence, precedentemente a lui fedeli, passate ora sotto il comando del governo di Tripoli e dipendenti quindi dal Ministro della Difesa Mahdi Barghouti. Nel tentativo di superare l'attuale stato di conflittualità tra le forze governative e quelle fedeli a Haftar, il governo di Tripoli avvierà delle trattative grazie alla mediazione degli sceicchi e dei capi tribù. Il ruolo svolto dal generale Haftar desta molte preoccupazioni in Occidente, per via soprattutto dell'elevato sostegno di cui gode tra la popolazione civile della Cirenaica e tra le forze militari; Haftar può contare poi sull'appoggio di numerosi esponenti politici locali, di Egitto e altri paesi del Golfo. In base ad altre informazioni, le truppe di Haftar starebbero controllando numerosi pozzi petroliferi nel sud della Cirenaica, consentendo ad alcuni leader politici di immettere greggio sul mercato indipendentemente. 

Nonostante il governo di Sarraj abbia negoziato, specialmente tramite la distribuzione di ingenti somme di denaro tra le tribù presenti sul territorio, con le numerosissime forze in campo per un consolidamento degli sforzi anti-ISIS, il governo di Tripoli fatica a guadagnare credibilità e consenso tra la popolazione locale. Il governo di Tripoli appare infatti lontano dalle problematiche interne e più preoccupato di guadagnare consenso sul fronte internazionale, lasciando così spazio ad Haftar. Il generale Haftar sta approfittando del contesto di estrema insicurezza per ottenere popolarità, rispondendo duramente all'avanzata dello Stato Islamico e offrendo un'alternativa più valida agli occhi dei libici, che vedono il governo di Sarraj come un'amministrazione manovrata da forze occidentali e molto simile alle diverse amministrazioni transitorie che si sono alternate in Libia dalla caduta di Gheddafi. Haftar, conquistando l'appoggio popolare e delle truppe, sta tentando in tutti i modi di esercitare pressione sul governo di Tripoli per ottenere in cambio una carica governativa di primissimo livello. Da parte sua Sarraj, insieme alla comunità internazionale, teme che consegnare troppo potere ad un solo uomo, così influente tra le forze armate, possa far degenerare la situazione, minando le fondamenta del Governo di Unità Nazionale. Il futuro della Libia dipende dalla capacità del governo di Tripoli di assicurare le istituzioni democratiche senza esacerbare lo scontro con Haftar, il pericolo che Haftar possa prendere il controllo del Paese una volta a capo delle forze militari governative è elevato, tuttavia occorrerà individuare la migliore strategia possibile per soddisfare le sue ambizioni mantenendo salda la struttura governativa così come prevista dagli accordi di Skhirat. 

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Claudio D'Angelo

Laureato con lode in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza presso l’Università degli Studi di Perugia.
Laureando in Ricerca Sociale per la Sicurezza Interna ed Esterna (Safety and Security Manager).
Analista di intelligence perfezionato nell'analisi del rischio, nell'individuazione delle possibili minacce terroristiche e nella vulnerabilità dei siti industriali, delle infrastrutture critiche e degli obiettivi strategici.
Esperto nella gestione degli scenari di emergenza e nella tutela e la messa in sicurezza di personale operante in aree di crisi, con specifico expertise dell’area mediorientale.
Redattore per il magazine – online Convincere, svolge ricerche nel campo della diffusione dei movimenti Jihadisti in Medio Oriente e Africa, nell’applicazione della teoria dei sistemi complessi alla società e della Network Analysis nel processo di analisi d’intelligence.

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