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23-02-2015

La verita' sulla Libia. "Le armi chimiche sono state tutte distrutte"

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I media europei, specie quelli italiani, da ormai qualche mese danno spazio illimitato a qualsiasi notizia riguardante l'Isis. Giornali, tv, siti web molto accreditati, dedicano infatti prime pagine e numerosi servizi alla minaccia rappresentata dallo Stato Islamico nei confronti dell'Italia ogni giorno. Il forte incremento di attenzione mediatica è però giunto quando in tutto il mondo sono arrivate notizie allarmanti sulla situazione in Libia, pronta a deflagrare con gravi ripercussioni nell'Europa meridionale. Purtroppo, proporzionalmente alla crescita del traffico di informazioni su quanto sta avvenendo al di là delle coste italiane, è aumentato il numero di false notizie.

È il caso dell'hashtag #We_are_coming _O_Rome, presentato ovunque come la prova di operazioni segrete dirette contro obiettivi italiani e poi scoperto essere stato usato circa 50 volte nel mare di tweet sull'Isis. Il caso "ISIS alle porte" ha dato nuova linfa anche al dibattito sull'immigrazione in Italia: dai numerosi barconi partiti dal nord Africa i combattenti del Daesh starebbero invadendo il nostro Paese, non solo, potrebbero anche colpire le navi italiane. Forse uno dei casi più eclatanti è rappresentato dal pericolo che i miliziani dell'Isis colpiscano l'Italia tramite il lancio di missili Scud dalle coste libiche, ipotesi ampiamente improbabile data la distanza tra le coste libiche e quelle italiane e le capacità dei combattenti dello Stato Islamico di portare a termine un attacco di questo tipo. L'insieme di informazioni allarmanti fatte circolare su media e social network non ha fatto altro che generare un clima di preoccupazione per lo più esagerata. Il colpo di grazia è giunto con la diffusione della notizia di combattenti dell'Isis pronti a usare armi chimiche rinvenute nel sud della Libia, armi in possesso del regime di Gheddafi, sfuggite all'Opac e pronte per seminare terrore in Europa.

Sergio Giangregorio, esperto analista d'intelligence e Direttore del Comitato Scientifico di Triage, ha cercato di fare chiarezza su quanto sta accadendo. "La storia delle armi chimiche rientra in un disegno già visto di disinformazione il cui unico scopo è seminare panico e confusione. Le uniche armi chimiche sul territorio libico sono state tutte distrutte, senza esclusioni. Non solo, maneggiare un armamento del genere richiede grandi competenze. L'Europa sta costruendo un casus belli perfetto, ha fatto leva sulle paure più comuni, toccando alcuni dei temi più delicati, come ad esempio l'immigrazione. Non si tratta di sterile complottismo, la verità dei fatti è che gli interessi strategici in Libia sono ancora elevatissimi, Francia e Inghilterra, infatti, puntano fortemente al petrolio nel sud della Libia. Pensiamo anche a quanto accaduto a Roma con i tifosi del Feyenoord. L'attenzione un minuto dopo è andata tutta sulla scarsa preparazione delle istituzioni italiane a difendere i propri cittadini e il pensiero di molti è andato all'Isis. Il clima che si è generato, prima con la notizia dei missili diretti in Italia, poi con il famoso hashtag e con le armi chimiche, sta progressivamente aumentando la possibilità che l'Europa colpisca militarmente le postazioni dell'Isis in Libia. D'altronde avrebbe il sostegno di gran parte della popolazione, che è quello a cui puntano i capi di stato e di governo europei. Non è vero che i combattenti dello Stato Islamico siano in possesso di armamenti sofisticati, tanto meno armi chimiche, ma soprattutto è impensabile che siano in grado di utilizzarli. Non hanno velivoli e non hanno piloti, pensiamo infatti a che immagine darebbe l'Isis se un aereo del Daesh fosse abbattuto e il video diffuso, si tratterebbe di un colpo devastante per un'organizzazione che fa della propaganda online il punto di forza." 

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Claudio D'Angelo

Laureato con lode in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza presso l’Università degli Studi di Perugia.
Laureando in Ricerca Sociale per la Sicurezza Interna ed Esterna (Safety and Security Manager).
Analista di intelligence perfezionato nell'analisi del rischio, nell'individuazione delle possibili minacce terroristiche e nella vulnerabilità dei siti industriali, delle infrastrutture critiche e degli obiettivi strategici.
Esperto nella gestione degli scenari di emergenza e nella tutela e la messa in sicurezza di personale operante in aree di crisi, con specifico expertise dell’area mediorientale.
Redattore per il magazine – online Convincere, svolge ricerche nel campo della diffusione dei movimenti Jihadisti in Medio Oriente e Africa, nell’applicazione della teoria dei sistemi complessi alla società e della Network Analysis nel processo di analisi d’intelligence.

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