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23-07-2016

Le sfide di Al Sarraj in Libia

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Al Sarraj Al Sarraj

Il futuro della Libia resta fortemente legato a quello del Generale Haftar, comandante dell'autoproclamato Esercito Nazionale Libico. Haftar si è mostrato contrario alla proposta di costituire un consiglio militare comprendente diversi ufficiali provenienti da tutta la Libia, da mettere a capo delle forze armate libiche.

I tentativi di creare un esercito unitario in Libia non stanno producendo risultati positivi, appare rilevante infatti che sia il generale Haftar che il ministro della difesa del governo di unità nazionale al Mahdi al Baraghouti non siano parte dei colloqui in corso a Tunisi. Sul piano del contrasto alle formazioni jihadiste, le forze di Haftar hanno da poco ripreso il controllo di Maqrun, villaggio ad est di Bengasi, costringendo le Brigate di Difesa di Bengasi (BDB) formazione considerata vicina ad Al Qaeda, a rifugiarsi nell'area di Raqta. L'emergere di nuovi gruppi islamisti combattenti potrebbe alterare le dinamiche conflittuali dell'area di Bengasi, tuttavia gruppi come il BDB e il GATMJB stanno portando avanti una campagna più propriamente anti-Haftar, piuttosto che aderire esclusivamente ad una retorica islamista; tale fattore potrebbe facilitare queste formazioni ad ottenere supporto da altri gruppi anti-Haftar. É opportuno prevedere un aumento di scontri nella città di Ajdabiya, con l'intento del GATMJB di liberarla dalla presenza dei militari di Haftar.

Sul piano internazionale, desta forte preoccupazione la notizia della partecipazione di tre sottufficiali francesi ad un'operazione al fianco di Haftar, morti a causa dell'abbattimento di un elicottero. La notizia, confermata in parte anche da Parigi, dimostra l'intenzione del governo francese di non sostenere concretamente il processo di transizione politica guidato dal governo di accordo nazionale e di mantenere invece una posizione di ambiguità.

Il futuro della Libia dipende però anche dal commercio di idrocarburi. Al momento dell'insediamento di Al Sarraj, il neonato governo aveva portato avanti numerosi colloqui con le milizie in campo per programmare una spartizione delle risorse petrolifere tra le forze, in cambio dell'appoggio al governo e del contrasto all'avanzata dello Stato Islamico in Libia. Tuttavia emerge un divario tra i membri dell'Alto Consiglio delle zone petrolifere e gasifere della Libia e il leader delle Guardie Petrolifere libiche Ibrahim Jadhran. L'Alto Consiglio si è opposto all'accordo per la ripresa delle esportazioni di petrolio entro 48 ore firmato il 21 luglio con l'inviato delle Nazioni Unite Martin Kobler. Il Consiglio ha annunciato che le zone di Zilla, Marada, Galo, Ajkhara, Tzarbu e al Kafra non riprenderanno il pompaggio se non con regole stabilite dal Consiglio stesso. La priorità di Kobler e del governo di accordo nazionale è quella di garantire la ripresa delle esportazioni di greggio il prima possibile, secondo alcune stime infatti la riapertura di Ras Lanuf e Sidra potrebbe permettere di raddoppiare la produzione di petrolio fino a 600 mila bpd.

Ibrahim Jadhran però non sembra in grado controllare la totalità delle Guardie Petrolifere. Si segnalano numerose proteste da parte di membri delle Guardie Petrolifere nella regione centrale di Hariga per il mancato pagamento dei salari. Le proteste, se persistenti, potrebbero mettere il governo in una posizione difficile, dal momento che per ripristinare il pompaggio e l'esportazione del greggio è necessario il completo appoggio delle Guardie Petrolifere, affinché sia garantita la sicurezza degli impianti e dei lavoratori. Al Sarraj, nei prossimi mesi, si occuperà di rafforzare la cooperazione con gli attori locali occupati nel settore degli idrocarburi, consapevole che gli introiti ricavati dall'esportazione del greggio saranno usati per tenere salde le alleanze con le milizie locali impegnate a mantenere il controllo del territorio. Tuttavia, resta da chiarire la posizione del governo francese, aspramente criticata da al Sarraj in riferimento alla presenza di militari francesi sul territorio libico, denunciando il fatto come una violazione alla sovranità nazionale libica.

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Claudio D'Angelo

Laureato con lode in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza presso l’Università degli Studi di Perugia.
Laureando in Ricerca Sociale per la Sicurezza Interna ed Esterna (Safety and Security Manager).
Analista di intelligence perfezionato nell'analisi del rischio, nell'individuazione delle possibili minacce terroristiche e nella vulnerabilità dei siti industriali, delle infrastrutture critiche e degli obiettivi strategici.
Esperto nella gestione degli scenari di emergenza e nella tutela e la messa in sicurezza di personale operante in aree di crisi, con specifico expertise dell’area mediorientale.
Redattore per il magazine – online Convincere, svolge ricerche nel campo della diffusione dei movimenti Jihadisti in Medio Oriente e Africa, nell’applicazione della teoria dei sistemi complessi alla società e della Network Analysis nel processo di analisi d’intelligence.

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