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I recenti avvenimenti accaduti nel sud della Siria, in particolare nella città di Daraa, hanno causato il rallentamento della piena riapertura del confine con la Giordania, concordata di recente. L’intensificarsi del conflitto e il ritardo nell’apertura di questa importante rotta commerciale potrebbero avere impatti più ampi se non si troveranno al più presto soluzioni valide ed efficaci.

Si prevede che il governo siriano voglia consolidare la sua posizione sulla provincia meridionale, che è strategica, con un occhio a un’ulteriore normalizzazione; poiché sarà difficile riaprire completamente i confini in assenza della piena sovranità statale su questa regione. Quindi, strategicamente l’assalto a Daraa ha senso, in particolare dopo il crollo del piano di riconciliazione di Damasco per la città.

Published in Middle East

There are various signs across Arab countries of the potential for political turmoil. Potential uprisings are not much of a surprise anymore, but the current situation should raise political and security concerns across the states in the region. 

More than ten years after the beginning of the Arab Spring uprisings, where underlying issues within Arab countries were bluntly revealed, there has been no real approach to manage change or offer solutions. There is a distinct lack of anticipation of what is needed and almost no proactive measures to get in front of issues. Political reform is necessary and not in the long term, but now. 

For a country like Jordan, this year marks 100 years since the establishment of the country. Jordan has faced various critical moments, difficulties and challenges. There have been promising periods where change was adopted to manage developing situations. In 1989, following the April uprising, the political well was found to solve the underlying issues not just from an economic perspective, but a much wider vision based on political inclusion and improvements to the democratic process. During the last decade we have also seen some attempts to implement constitutional amendments and increase the transparency of politics in the country. 

Published in Middle East

Lezioni da un decennio dopo la primavera araba

Tuesday, 29 December 2020 13:10

Quest'anno ricorre il decimo anniversario degli eventi che hanno innescato la Primavera araba. Da quel momento, un nuovo ordine politico regionale si è sviluppato in tutta la regione araba e ha portato a un progressivo cambiamento delle priorità in Medio Oriente. Il passaggio dalla democrazia imposta alle rivoluzioni guidate dai cittadini per la democrazia e la libertà ha portato alla singolare priorità della lotta al terrorismo. Allo stesso modo, l'imposizione ideologica della democrazia e della libertà si è trasformata in pragmatismo economico. Nel frattempo, la stabilità interna è diventata la principale priorità dei responsabili politici poiché il disordine sociale potrebbe creare un terreno fertile per gravi rischi per la sicurezza, inclusi criminalità organizzata e gruppi terroristici, e per impostazione predefinita creare il potenziale per il rovesciamento dei regimi. Sebbene le difficoltà economiche siano un problema serio, i responsabili delle decisioni devono anche tenere a mente la delicata situazione regionale e le potenziali implicazioni per i loro paesi.

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Toward concrete, constructive changes

Monday, 23 November 2020 18:22

As new waves of COVID-19 are hitting around the world, Jordan is facing one of the toughest challenges. While there was a recent change in government, there are still yet to be any positive signs that there is a new capacity to deal with any of the critical situations the country faces by taking a new, more effective approach. 

The new government should have been built based on crisis management capabilities, but instead it is a traditional bureaucratic way that is historically ineffective in dealing with the challenges that Jordan faces. This is particularly interesting given the Royal Designation Letter, which highlighted the need to focus on and face the major challenges created by COVID-19.

Published in Middle East

A new approach to tolerance

Monday, 02 November 2020 11:24

For many years, I have dedicated part of my studies to the issues of intercultural conflict management, as it has always been as important as conflict management itself. In conflict management, latent conflict is considered the riskiest, as it is hidden as it grows, becoming stronger and spreading its roots before it comes to the surface through complex and deep issues that need to be addressed.

Controversy around publishing images of the Prophet was a particular part of my studies for many years. Approaching this issue as an outsider was very interesting, and trying to understand the dynamics of how the issue could lead to open conflict. In a published paper, “Between Sanctity and Liberty”, I tried to analyse the issues from a different point of view, highlighting most of the recent incidents related to the conflict from the assassination of the American Ambassador in Libya John Stevens, to the Danish cartoons, and, of course, Charlie Hebdo.

Published in Europe

The challenges in the Middle East continue as the region appears to be facing a new wave of destabilisation from Lebanon, Syria, Iraq and the West Bank.

The Lebanese political crisis appears to be deepening as the economic crisis grips tighter. This is leading to the reemergence of questions about the concept of the finely balanced political equilibrium of the state and whether it remains fit for purpose in the new regional and global landscape. There are suggestions that there is a need for new political actors and potential structure to meet the challenges presented by the post-COVID environment. 

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Primo stop al sultano di Ankara

Sunday, 08 March 2020 11:32

La crisi in Siria. Erdogan il Covid 20 dell’ Europa. Come se non bastasse il 19!

Dopo l’annunciato vertice del 5 Marzo, giovedì, la Turchia e la Russia hanno confermato un cessate il fuoco a Idlib, l’ultima enclave dell’opposizione al governo della Siria, accettando, tra l’altro, di stabilire un corridoio di sicurezza con pattuglie di controllo composte di personale di entrambi i paesi. L’annuncio è arrivato dopo un incontro di quasi sei ore tra i leader dei due paesi a Mosca.

Published in Middle East

Un’autentica mina vagante nel Mediterrano: questa è la Turchia di Erdogan che, fra le varie cose, ha nostalgia di allungare le mani sulla Libia che gli fu strappata nel 1911 dal Regno d’Italia. Parola del generale Giuseppe Morabito, alto ufficiale dell’Esercito Italiano che ha lasciato il servizio attivo nel 2016 ma che dal 2007 collabora con alcune università italiane come esperto di settore, focalizzando i suoi studi su questioni riguardanti i Balcani e il Medio Oriente. Inoltre svolge attività didattica focalizzata sul Medio Oriente presso tutti gli istituti di formazione militare in Italia ed alcuni organizzazioni similari nel Medio Oriente. Il Generale Morabito intrattiene relazioni di reciproco interesse con Giordania, Israele, Mauritania, Tunisia, Kuwait, Oman ed Emirati Arabi. Morabito è membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (IGSDA), è membro del Collegio dei Direttori della NATO Defense College Foundation (NDCF) e membro dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (UNUCI).

Published in Middle East

Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite focalizzata sulla situazione in Medio Oriente gli Emirati Arabi Uniti hanno invitato la comunità internazionale a impegnarsi su tutti i fronti per risolvere le attuali crisi in Medio Oriente al fine di raggiungere la stabilità regionale e internazionale.

Parlando davanti al Consiglio, Amierah Alhefeiti, Rappresentante permanente aggiunto e incaricato d’Affari degli Emirati Arabi Uniti alle Nazioni Unite, ha chiesto alla comunità internazionale di mantenere il proprio impegno nei confronti del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle relative risoluzioni. Per raggiungere questi obiettivi è necessario rafforzare il multilateralismo per sbloccare la situazione di stallo nel processo di pace in Medio Oriente e ha quindi invitato le parti a raggiungere soluzioni politiche durature in paesi come la Siria, lo Yemen e la Libia, in linea con i parametri concordati per la pace, nonché a rispondere alle legittime aspirazioni dei popoli.

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Guerra ibrida

Tuesday, 07 January 2020 21:20

Non ci sarà una terza guerra del golfo.

Il target killed del Generale Soleimani deve essere inquadrato nella necessità del governo USA di ristabilire gli equilibri proporzionali nell’area, tali da riportare gli americani ad un totale controllo dell’espansione iraniana.

L’azione dei militari Usa non può essere messa in relazione alla politica interna statunitense ed ai problemi del Presidente.

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