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22-09-2021

COVID-CINA-PANDEMIA-AFGHANISTAN COSA DOBBIAMO ASPETTARCI?

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Se ci soffermiamo a riflettere sugli eventi epocali che hanno segnato il mondo negli ultimi 31 anni, ovvero dalla caduta del muro di Berlino fino all’ascesa della Cina a potenza politica, economica e militare, siamo obbligati a passare al ventaglio dell’analisi molti avvenimenti e molte specifiche situazioni, per capire cosa dobbiamo attenderci nel prossimo futuro. Va innanzitutto premesso che fino al 1989, il mondo occidentale era pervaso da un capitalismo abbastanza diffuso ma più sapiente ed illuminato nei paesi dotati di una solidissima economia.

Questa condizione era politicamente e militarmente garantita dalla NATO che doveva fronteggiare quella spropositata e per certi versi mostruosa realizzazione del Comunismo compiuta da Stalin in un paese sostanzialmente arretrato, dove anziché la ricchezza fu spartita la povertà e fu drammaticamente ignorato che Marx, nella sua opera Il Capitale, non vedeva certamente la Russia come il paese dove concretizzare il suo pensiero, ma bensì la Germania che era già in procinto di avviare la sua seconda rivoluzione industriale e dove si poteva spartire o mettere in comune una diffusa ricchezza.

Dalla caduta del muro, gli Stati ad impronta capitalista hanno cercato di  conservare sul piano politico e socio-economico una oculatezza che pian piano si è dissolta con il progressivo prevalere del potere finanziario su quello politico. Prova di questa situazione è stata la resistenza dei paesi occidentali alle spinte finanziarie che volevano, fin da subito la caduta del muro di Berlino, la Cina nell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) o WTO (Word Trade Organization), resistenza che è scemata l’11 dicembre 2001 data dell’ingresso della Cina nel WTO.

Da questo momento in poi, il potere politico ha abdicato a quello finanziario, il quale disponendo la proprietà di quasi tutti i media cartacei e non, ha inneggiato la globalizzazione ma continua a nascondersi sotto la fantasmagorica voce: i MERCATI o il MERCATO. Non occorre un particolare acume per capire che il Capitalismo avveduto ante 1989 ha ceduto il posto al Capitalismo bramoso, dove c’è lo spazio per tutti i peggiori appetiti, ma non lo spazio per la lungimiranza.

A molti avventurieri travestiti da imprenditori non pareva vero che si potesse produrre in Cina un bene commerciale al costo di 1 e rivenderlo al prezzo di 15; ma con questa spasmodica ed insensata politica economica abbiamo trasferito in Cina un sapere ed una conoscenza tecnologica che prima di Deng Xiaoping la Cina certamente non possedeva e se l’è ritrovata gratuitamente fra le mani proprio per la cecità dei poteri finanziari. Infatti, uno degli effetti di questa incauta scelta la constatiamo proprio in questi anni, dove il mondo della produzione si è arricchito di un nuovo parametro che ne descrivesse le dinamiche: la delocalizzazione, da noi ne sanno dolorosamente qualcosa i lavoratori della Richard Ginori così come quelli della Whirpool di Napoli.

Historia docet, così sostiene l’adagio! Ebbene, dalla storia apprendiamo che, prima dell’era nucleare, la gran parte delle guerre venivano mosse per motivazioni sostanzialmente economiche, essendo senz’altro vero che una guerra portava sì le devastazioni, ma era altrettanto innegabile che la ricostruzione post-bellica faceva ripartire un ciclo di sviluppo economico. Ora, con l’entrata delle armi nucleari sullo scenario militare della scacchiera mondiale, questo, chiamiamolo stratagemma, non può essere più utilizzato per le evidenti ed intrinseche ragioni che porterebbero alla distruzione totale del mondo.

E’ sempre la storia che ci fa apprendere che in alcune guerre si è fatto uso dei gas nervini ed altre armi cosiddette batteriologiche; però, nessuno mai ha previsto che in un mondo globalizzato si potesse perseguire una posizione di vantaggio economico ed instaurare un dominio geopolitico indebolendo o fermando addirittura altri competitori, senza ricorrere ad una guerra! Invece, questo obiettivo è stato centrato sul finire del 2019 e per tutto il 2020 con la propagazione del virus in tutta l’Unione Europea negli Stati Uniti e in Sud-America.

Che, il covid-19 non avesse origini naturali ormai è convinzione di tutti, come è convinzione di tutti che sia stato costruito in laboratorio con alcuni accorgimenti biochimici specifici per renderlo estremamente dannoso o letale per chi godesse di una salute precaria. Cosa colpisce di questo virus? Innanzitutto la velocità di contagio; tutti sappiamo che in natura gli elementi che compongono la materia sono ioni che hanno in eccedenza un protone o un elettrone, essi non si trovano come elementi singoli ma solo combinati con altri elementi perché hanno la naturale e obbligata necessità di stare dal punto di vista chimico strutturalmente in equilibrio combinandosi tra loro, perciò troviamo per esempio miniere di sale che è un composto ottenuto dalla combinazione del sodio ione positivo con il cloro ione negativo.

Consapevoli di questa legge fisica e chimica, su questo virus spavaldo, nella catena di aminoacidi che ne costituiscono l’acido ribonucleico (RNA) ne sono stati trovati  quattro caricati positivamente, per cui per trovare l’equilibrio biochimico quei quattro aminoacidi assolvono alla loro  naturale necessità con un  aumento della velocità per trovare altra materia biochimica dove stabilizzarsi. La velocità dei contagi è dovuta a questa specifica peculiarità fisico-chimica!

Un dato comunque desta giustificati sospetti: la Cina è l’unica nazione che esce praticamente indenne da questa pandemia pur essendo il virus partito lì. Ci siamo già pronunciati sul futuro di questo paese e nell’analisi del novero degli elementi che ne fanno una potenza mondiale, uno rimane indissolubile ed ineludibile: l’eccessivo peso demografico e la spropositata distribuzione della ricchezza; in altri termini su un miliardo e trecento novantotto milioni di cittadini (dati Banca Mondiale del 2019), solo trecento/trecentocinquanta  milioni hanno un reddito decente il resto della popolazione vive in una costante indigenza; ed è lecito chiedersi se uno  stato possa sopravvivere se gli elementi costitutivi che ne fanno l’ossatura in realtà sono azzardate contraddizioni.

In Cina, quale massimo organo legislativo esiste l’Assemblea Nazionale del Popolo, la sua elezione avviene per via indiretta attraverso un sistema piramidale di assemblee di cittadini che eleggono dei Comitati le cui assemblee eleggono i propri rappresentanti ad un livello decisionale superiore fino all’elezione dell’Assemblea Nazionale. Altro organo è il Comitato permanente, mentre il potere esecutivo è svolto dal  Consiglio di Stato organismo partecipato dai ministri ma, come sempre accade dal 1949 in poi, le cariche più importanti sono occupate da dirigenti del Partito Comunista Cinese come l’attuale presidente della repubblica Xi Jinping che è anche segretario generale del partito e quindi la leadership politica dello Stato coincide sempre con il gruppo dirigente del partito comunista, in pratica alla guida del paese di fatto esiste un unico soggetto politico.

Questo mastodontico apparato politico burocratico vive e prospera diffondendo una forma di capitalismo eterodiretto dove non trovano ospitalità né le norme sulla salubrità dei luoghi di lavoro e né tantomeno la vigenza di quelle leggi, che da noi lo Statuto dei lavoratori ha imposto al legislatore a tutela dei diritti dei lavoratori. A commento di questa paradossale situazione del tutto ascrivibile alla inesistente lungimiranza dei poteri finanziari travestiti da capitalisti, non resisto alla tentazione di pensare alla dea Nemesi, personificazione della giustizia e garante della misura e dell’equilibrio, la quale, tutta vestita di bianco con al fianco una spada e in mano i due piatti della bilancia non in equilibrio ha provveduto alla giusta compensazione punitiva delle vicende umane con il carattere della ineluttabile fatalità.

Non trovo azzardato ipotizzare che grazie alla cecità dei potentati finanziari, il Capitalismo uscito vincitore nel 1989 sul Comunismo, trent’anni dopo gran parte di esso si ritrova governato o fortemente subordinato al potere di un paese comunista come la Cina. Dal ventaglio delle analisi del trentennio che ci stiamo lasciando alle spalle, non possiamo omettere una riflessione su quella terribile mattina che hanno vissuto i cittadini di New York  l’11 settembre 2001, perché anche se sono passati 20 anni, rimane un evento che non può essere ignorato, quantomeno per i lati tuttora oscuri che lo avvolgono.

Prendiamo in esame quello che è accaduto dopo quell’attacco sicuramente insolito ed innovativo sul piano terroristico. Come immediata reazione viene preparata la seconda guerra del Golfo, che rispetto alla prima (liberazione del Kuwait dall’invasione irachena) poco si distingue circa le reali motivazioni, ovvero il controllo della produzione del petrolio, essendo quella l’area della terra dove se ne trova di più. Quindi non è azzardato affermare che la sbandierata lotta al terrorismo islamico, la cacciata dei talebani dall’Afghanistan e l’insediamento di un governo diverso, in questi vent’anni, sono state penose simulazioni di obiettivi, altrimenti rimane incomprensibile il fallimento del presidente afghano Ashraf Ghani nel centrare gli scopi che prevedevano l’insediamento di qualche forma di democrazia.

Tuttavia, a fronte dell’avanzata verso Kabul iniziata il 15 agosto senza colpo ferire da parte degli studenti di Allah, rimane, ancor di più,  inspiegabile la fuga alla chetichella delle forze militari di tutti i paesi occidentali che si sono velocemente dileguate pur essendo consapevoli della fortissima lesione che si sarebbe arrecata all’immagine del nostro sistema. Data la spropositata evidenza della codardia che caratterizza questa fuga operata dall’occidente, è impensabile che non ci sia una motivazione, magari sarà indicibile ma necessariamente deve averla!

Proviamo a sostanziare questa motivazione ritenendo più che fondata non solo l’ipotesi ma la stringente necessità che va, in qualche maniera, ridimensionato il potere sempre più crescente che la Cina sta conquistando sul pianeta. Restituire, un virus forse più letale non è cosa facile  da realizzare, mentre portare le contraddizioni che la distinguono alle estreme conseguenze può essere forse più praticabile. Come abbiamo già visto con Hong Kong, il potere non si fa scrupolo ad usare la mano pesante contro chi rivendica la libertà che via via va restringendosi; addirittura, è arrogante con chi pratica la non violenza come i Tibetani. C’è però la parte nord-occidentale  del paese che confina con l’Afghanistan dove vive una fetta della popolazione cinese, più precisamente i mongoli di fede musulmana, i cosiddetti Uiguri i quali, da pacifici cittadini,  possono sempre trasformarsi in impavidi guerrieri di Allah e con attentati atroci nelle sfavillanti città simbolo rimettere in discussione la certezza e l’arroganza dell’attuale potere.

Domenico Pavone

Jurist and economist, professor in socio-legal subjects, is the author of numerous works on the hypothesis of transformation of the italian public administration.

Intelligence analyst

Chief secretary in the XIV legislature of a Senator of majority of the Italian Republic.

Consultant for the Municipality of Rome until 2008 incardinated in the Secretary of the councilor to human resources policies, decentralization and technological innovation.

Component of popular juries constituting the Courts of Appeal.

National manager of the Confederation of the Union of Intellectuals Jobs

Editor of the monthly magazine online "Convincere".

 

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