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Mario Neri

Mario Neri

Law degree, postgratuated master degree in Criminology. 

International law expert and programs relating to the peacekeeping in crisis areas.

Reserve Officer of the Italian Army "Folgore". Intelligence analyst.

 

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ARE THREE STATES BETTER THAN TWO?

Wednesday, 24 April 2024 21:01 Published in Middle East

Oggi gli israeliani non credono che uno stato ebraico possa convivere con uno palestinese. Allo stato attuale, hanno perso ogni fiducia nella soluzione dei due Stati – non che ne avessero molta anche prima degli attacchi di Hamas del 7 ottobre al sud di Israele. Piuttosto, vogliono fortificazioni più grandi e migliori e una maggiore vigilanza, sulla scia delle carenze dell’intelligence e della sicurezza che non sono riuscite a prevenire quello che era chiaramente un pogrom pianificato da tempo. Il presidente Joe Biden sta rimettendo il processo di pace all’ordine del giorno. “Quando questa crisi sarà finita, dovrà esserci una visione di ciò che verrà dopo. E a nostro avviso deve essere una soluzione a due Stati”, ha affermato. “E questo significa uno sforzo concentrato da parte di tutte le parti – israeliani, palestinesi, partner regionali, leader globali – per metterci sulla strada della pace”. Ma la soluzione del conflitto con i palestinesi che si basa sul progetto americano di una “soluzione a due Stati” sembrerebbe non rappresentare una soluzione. La soluzione dei due Stati era naturalmente attraente anche per gli amici di Israele in Occidente, soprattutto per gli ebrei liberali: di fronte ai tentativi di dipingere il sionismo come colonialismo, l’ebraismo come messianismo fondamentalista, l’IDF come un esercito di occupazione, o Israele come uno stato di apartheid, La soluzione a due Stati dissolverebbe tali credenze con un solo gesto. Ma per quanto convincente sia come strategia di dibattito, o come forma di autoterapia, la soluzione dei due Stati, purtroppo, non rappresenta l’accordo ideale, L’opzione dei due Stati è stata sempre un fallimento diplomatico anzi, la soluzione dei due Stati non ha mai fatto parte dei documenti chiave che in passato hanno fornito la base diplomatica al processo di pace arabo-israeliano.

NO ESCALATION

Tuesday, 16 April 2024 19:20 Published in Middle East

I massimi comandanti iraniani hanno avvertito Israele che il paese si troverebbe ad affrontare un attacco più grande se dovesse reagire agli attacchi notturni di droni e missili. "La nostra risposta sarà molto più ampia dell'azione militare di stasera (sabato scorso) se Israele reagirà contro l'Iran", ha detto alla TV di stato il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, il maggiore generale Mohammad Bagheri. “Se il regime sionista (Israele) o i suoi sostenitori dimostrassero un comportamento sconsiderato, riceverebbero una risposta decisiva e molto più forte”, ha detto in una nota il presidente iraniano Ebrahim Raisi. Il comandante del Corpo d’élite delle Guardie rivoluzionarie islamiche, Hossein Salami, ha anche avvertito che Teheran reagirà contro qualsiasi attacco israeliano. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha dichiarato domenica in un incontro con gli ambasciatori stranieri a Teheran che il suo Paese ha informato gli Stati Uniti che i suoi attacchi contro Israele saranno “limitati” e per autodifesa. Nel frattempo, il gruppo terroristico Hamas è intervenuto in difesa di Teheran dopo l’attacco. “Noi di Hamas consideriamo l'operazione militare condotta dalla Repubblica islamica dell'Iran un diritto naturale e una meritata risposta al crimine di aver preso di mira il consolato iraniano a Damasco e all'assassinio di diversi leader delle Guardie rivoluzionarie", ha detto il gruppo palestinese in una nota. Israele è impegnato in una guerra, giunta al suo settimo mese, con Hamas dopo che il gruppo terroristico di Gaza ha ucciso quasi 1.200 persone e ne ha rapite 253 nell’assalto del 7 ottobre. Israele ha riportato danni modesti e ha riaperto il suo spazio aereo dopo che l’Iran ha lanciato una grande ondata di circa 500 droni e missili nel primo attacco diretto contro lo stato ebraico da parte della repubblica islamica. L’attacco missilistico dell’Iran contro Israele è terminato, per ora, e praticamente nessuno dei missili ha raggiunto i propri obiettivi. Gli attacchi iraniani hanno causato lievi danni in una base militare e delle schegge hanno ferito gravemente una bambina di 7 anni di una comunità araba beduina nel sud di Israele. Israele ha intercettato la maggior parte dei droni e dei missili. Anche gli Stati Uniti, Francia e la Giordania ne hanno abbattuti alcuni. La grande domanda è se il conflitto tra i due paesi tornerà ora alla situazione precedente, una guerra ombra di lunga durata, o entrerà in una nuova fase più pericolosa.

W. W.

Friday, 12 April 2024 19:08 Published in Europe

L’Ucraina è un campo di battaglia e anche un tavolo di trattative. Un’area di disputa dello “scontro di civiltà” predetto da Samuel Huntington nel vicino ma lontano 1996. L’Ucraina è dove tutto finisce e inizia. È qui che finisce l’eurasiatismo (il sogno di un’Europa da Lisbona a Vladivostok) ed è dove inizia il nuovo capitolo del perpetuum bellum tra Nord America e Russia. Ed è soprattutto un teatro chiave delle operazioni della “Terza World War a pezzi”.

CITIZEN ARMY

Tuesday, 26 March 2024 19:48 Published in Europe

È davvero incredibile che un continente, che per gran parte della sua storia moderna è stato coinvolto in guerre intestine, ora sembri essere una delle regioni più stabili del mondo. Dalla fine della seconda guerra mondiale in Europa non si sono più combattute guerre. Questo se si escludono le guerre balcaniche degli anni ’90. la scorsa settimana L'ammiraglio Rob Bauer, presidente del comitato militare della NATO, ha dichiarato che "non è un dato di fatto che siamo in pace" e che questo è "il motivo per cui ci stiamo preparando per un conflitto con la Russia e gruppi terroristici. Grant Shapps, il ministro della Difesa britannico, ha usato un linguaggio ancora più forte, sostenendo che i dividendi della pace della guerra fredda erano finiti e che il Regno Unito e i suoi alleati stavano “passando da un mondo postbellico a uno prebellico”.

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