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10-06-2016

Yemen: il cessate il fuoco non regge

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Ribelli Houthi Ribelli Houthi

Il conflitto in corso in Yemen non appare in via di conclusione. Nonostante i lenti progressi sul piano dei negoziati, si registrano continui scontri in larghe aree del Paese, specialmente nelle province di Marib, Jawf, Shabwa, Sanaa, Amran, Taiz, Lahj e al-Dhalea. Il raggiungimento di un accordo per il "cessate il fuoco" il 10 aprile scorso non ha prodotto risultati sostanziali, dal momento che i violenti combattimenti in corso dimostrano l'intento delle parti di proseguire nel conflitto. Occorre inoltre sottolineare che molto spesso le violenze sono il risultato di dinamiche locali altamente complesse, sulle quali i leader politici nazionali non hanno possibilità di controllo.  È altamente improbabile che possano verificarsi sostanziali perdite di territorio da parte delle forze in campo nel breve termine, è opportuno infatti evidenziare che nonostante si stia registrando una lieve perdita di controllo del territorio da parte degli Houthi, è da ritenere poco probabile un collasso generale della loro struttura militare. Gli Houthi hanno dimostrato ottime capacità operative, specie in operazioni di guerriglia. Inoltre, il gruppo sciita è riuscito a canalizzare il forte risentimento popolare nei confronti della coalizione a guida Saudita, dando vita ad alleanze strategiche tra i diversi gruppi presenti nel Paese.

Sul piano dei negoziati persistono grandi divergenze tra gli esponenti Houthi e membri del governo Hadi, tuttavia le parti sembrano insistere sulla possibilità di raggiungere un accordo duraturo per il futuro dello Yemen. Nel marzo scorso una delegazione di Houthi ha visitato l'Arabia Saudita ottenendo un accordo sulla stabilizzazione dei confini, inoltre nei primi giorni di giugno il portavoce Houthi Mohammed Abd al-Salaam ha effettuato un altro viaggio in Arabia Saudita; oggetto dei numerosi colloqui tra Abd al-Salaam e i funzionari sauditi è stato il negoziato di pace in corso in Kuwait iniziato il 21 aprile scorso. In verità i colloqui di pace sono fortemente ostacolati dalle volontà delle parti, al momento molto distanti. Nonostante ci sia comune desiderio di porre fine al conflitto, permane un forte disaccordo sulla futura struttura politica del Paese. Entrambi le parti in causa desiderano mantenere una posizione di forza nel post-conflict, il che mina pesantemente su una risoluzione a breve del conflitto. In questo scenario gli esponenti Houthi, con il sostegno dell'ex-presidente Ali Abdullah Saleh, stanno richiedendo la formazione di un governo di transizione, ipotesi però che non convince i membri del governo Hadi, i funzionari sauditi e gli Emirati Arabi: Hadi intende giungere ad un accordo conclusivo che vede l'estromissione degli Houthi da qualsiasi carica governativa e lo smantellamento del loro intero apparato militare. Forti interessi internazionali si stanno ripercuotendo sull'attuale situazione nello Yemen, si assiste ancora allo scontro indiretto tra il regno Saudita, sunnita, e la Repubblica Islamica dell'Iran, sciita. L'Arabia Saudita vede l'avanzata degli Houthi come un tentativo di accerchiamento da parte dell'Iran, mentre Teheran interpreta l'intervento di Riyadh come un'ingerenza illegittima contro la sovranità yemenita. Nonostante le scarse capacità economiche dello Yemen, questo rappresenta un hub strategico estremamente prezioso. Il Golfo di Aden è attraversato da oltre 20.000 navi annualmente, con un traffico di circa 3 milioni di barili di petrolio al giorno.

Con l'ingresso delle forze internazionali nella disputa yemenita, il conflitto ha gradualmente perso il carattere settario e politico locale, per sostanziarsi come un conflitto dal forte impatto regionale, fondamentale per gli equilibri dell'aerea. L'intervento armato della coalizione non sta portando gli effetti sperati dai sauditi, sta anzi deteriorando ulteriormente la situazione, con un forte incremento di armi sul territorio, numerosi vittime tra la popolazione civile e vaste aree totalmente fuori controllo andate nelle mani delle organizzazioni terroristiche islamiste. Gli Stati Uniti inoltre persistono nelle attività di antiterrorismo con l'uso di droni contro postazioni di AQAP. 

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Claudio D'Angelo

Degree in Investigation and Security Sciences cum laude, University of Perugia.

Enrolled in the Master's Degree in Social Research for Internal and External Security - Safety and Security Manager. Intelligence analyst specialized in risk analysis, identification of possible threats and vulnerabilities of industrial sites, critical infrastructures and strategic objectives.

Expert in the management of emergency scenarios, procedures for crisis situations and  protection and safety of personnel working in areas of crises, with particular expertise in Middle East isseues.

Editor of the monthly magazine on line "Convincere", he conducts researches on the spread of jihadist groups in Middle East and North Africa, on the application of the complex systems theory to society and Network Analysis in the analysis process of intelligence.

 

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