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La storia recente ha insegnato molte cose sulle dinamiche dei gruppi terroristici, soprattutto la loro capacità di adattare coerentemente azioni e dottrine innovative per garantirne la sopravvivenza. La loro trasformazione non solo aiuta con la loro persistenza, ma inibisce anche i programmi e le politiche che cercano di dissuaderli.

Il sistema di intelligence della Giordania è il principale potere del paese, specialmente per il ruolo che svolge nell'incontrare le tendenze del terrorismo globale. Per garantire l'efficienza di questo sistema di sicurezza, è sempre importante analizzare le nuove sfide e il loro impatto sugli apparati di sicurezza. Ciò richiede una revisione completa della natura di tutte le sfide, da quelle ideologiche a quelle logistiche.

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L'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sembra avere una nuova strategia per il Medio Oriente, che è iniziata con l'annuncio del ritiro degli Stati Uniti dalla Siria. Questa mossa iniziale è stata interpretata come una luce verde per la Turchia per sostituire la presenza americana in Siria, ed è stata vista anche come un modo per ridurre le tensioni che si erano sviluppate tra gli Stati Uniti e la Turchia, che avevano avuto effetti negativi sull'economia turca.

Le tensioni hanno anche innescato una serie di eventi che hanno spinto la Turchia più vicino alla Russia, al punto da considerare l'installazione di missili di difesa russi, contrariamente agli interessi della NATO. La Turchia comprende che non può essere vicina sia agli Stati Uniti che alla Russia, quindi questa mossa dell'amministrazione statunitense è di normalizzare le relazioni con la Turchia, costringendole a fare un passo indietro dal miglioramento delle relazioni con la Russia e l'Iran.

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Stiamo andando nella giusta direzione per un futuro migliore? Questa è la domanda più frequente fatta oggi dalla maggior parte dei giordani. Sfortunatamente, gli indicatori socioeconomici non lasciano molto spazio all'ottimismo. Il debito pubblico e il deficit di bilancio stanno aumentando rapidamente, accompagnati da storie su come vengono spesi i soldi pubblici e chi è responsabile. Mentre stiamo raggiungendo il 100 ° anniversario della fondazione della Giordania nella sua attuale entità politica, la revisione a tutti i livelli sembra essere d'obbligo.

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I rischi e le opzioni regionali della Giordania

Mercoledì, 11 Aprile 2018 21:32

L'attuale caos in Medio Oriente ha creato un bisogno di realismo nella valutazione di nuove strategie e tattiche per i paesi della regione, e abbiamo visto diversi paesi rivedere il loro approccio alle politiche e alleanze regionali. Il panorama politico giordano ha subito un cambiamento significativo con l'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di spostare l'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme come parte del riconoscimento della città come capitale di Israele. Questa politica offre alla Giordania l'opportunità di ricostruire alleanze basate sul pragmatismo e l'obiettività per preservare gli interessi giordani. La Giordania dovrebbe adottare una diplomazia flessibile che eviti il conflitto con i suoi alleati, specialmente gli Stati Uniti, vista la posizione contraddittoria su questo tema.

Le maggiori sfide dirette per la Giordania in questo momento sono le conseguenze degli sviluppi in Siria e la possibile escalation delle violenze in Cisgiordania a seguito dell'evoluzione delle crisi o del progresso di un piano di pace che non tenga conto degli interessi della Giordania. Questi due sviluppi potrebbero avere un impatto negativo diretto sulla Giordania.

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NON CHIAMIAMOLO STATO

Mercoledì, 25 Novembre 2015 12:22

Non chiamiamolo Stato, non lo è, non chiamiamoli combattenti sono solo assassini, utilizziamo un linguaggio settoriale che a livello semantico riduca la popolarità di questo N.I.S. (Non Stato Islamico) perché io lo chiamerò non stato islamico e lo scriverò sempre minuscolo.

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L'INTIFADA DEI COLTELLI

Mercoledì, 14 Ottobre 2015 09:56

L’ondata di violenza palestinese dopo Gerusalemme e Tel Aviv ha raggiunto anche i villaggi isolati, feriti e morti dunque intorno alle colonie in Cisgiordania e a Gaza, Israele è di nuovo in fiamme.

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CHI SI FIDA DELL’IRAN?

Giovedì, 13 Agosto 2015 07:24

Ha fatto bene il presidente Barack Obama a negoziare un accordo con l’Iran (che pone la fine delle sanzioni economiche) in cambio della promessa  che lo sviluppo del nucleare iraniano servirà per soli scopi civili e non per scopi militari?

In sostanza l’Iran si è formalmente impegnato ad abbandonare il proprio programma relativo alle armi nucleari.

Le sanzioni internazionali contro l’Iran sono state sicuramente efficaci perché hanno creato un incentivo economico per l’Iran a  sedere al tavolo delle trattative.

Gli analisti però accusano l’Iran di sponsorizzare il terrorismo internazionale in particolare di essere il maggior finanziatore di Hezbollah.

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Aleppo la nuova Sarajevo

Domenica, 26 Luglio 2015 14:45

Aleppo è stata ormai dimenticata dai media ma è proprio li che si continua a combattere da tre anni. L'energia elettrica arriva per poche ore al giorno e l'acqua manca in quasi tutti i quartieri; dei 2.5 milioni di abitanti di prima della guerra oggi la popolazione secondo una nostra stima raggiunge poco più delle 250mila unità: i cristiani da 200mila sono ora all'incirca 70 mila. La città che era considerata la Milano siriana è divisa in due: ad ovest i governativi, ad est i cosiddetti ribelli che ormai sono milizie indefinite con uomini recuperati ovunque, privi di reali motivazioni politiche e religiose ma semplicemente motivati dal potere che la guerra stessa trasmette.

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Con colpevole ritardo il governo turco decide di fare sul serio nel contrasto alle milizie dell'Isis bombardando pesantemente una colonna di terroristi sul confine turco siriano. Fino ad ora un'azione così esplicita non era mai avvenuta; siamo quindi di fronte ad uno spartiacque politico: da oggi la Turchia non avrà più una posizione ambigua nell'opposizione di Daesh.

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Medio Oriente: occhi sullo Yemen

Giovedì, 22 Gennaio 2015 19:57

Dall’unificazione a oggi: le presidenze di Saleh a Hadi 

La Repubblica Unita dello Yemen, nata nel 1990 dalle ceneri dello Yemen del Nord (Repubblica Araba dello Yemen) e quello del Sud (Repubblica Democratica Popolare dello Yemen), ha avuto in 'Ali 'Abd Allah Saleh il suo primo presidente (ininterrottamente in carica dal 1990 al 2012). Episodi di violenza interna hanno caratterizzato i primi anni della neonata Repubblica, episodi concentratisi in particolar modo nel corso del 1994 a causa di spinte secessioniste provenienti da personalità politico-militari del vecchio Yemen del Sud.

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