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Sono passate molte ore dalla notizia del rapimento dei 4 dipendenti italiani in Libia e le informazioni continuano ad essere confuse oltre che contaminate da personali punti di vista e riflessioni di vari esponenti. Quattro soggetti che senza scorta si muovono tranquillamente in un determinato teatro come quello libico devono obbligatoriamente avere una preparazione o un addestramento che gli consenta quella libertà. Chi di voi andrebbe ad operare in un ambiente ostile senza avere un briciolo di tutela personale?

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Cosa fare in Libia.

I relatori del seminario organizzato dal Comitato Atlantico Italiano, in cooperazione con "Abhath" Al Thuraya Consultancy and Researches Mediterranean Gulf Forum, presso il CASD – Centro Alti Studi per la difesa di Roma, ieri 7 maggio, si sono interrogati sul ruolo che la Libia dovrà avere nel futuro scenario mediterraneo.

La possibile griglia di analisi si è declinata sui piani di azione sociale, politico-militare e sulle dimensioni in cui si articolerà l’agire dell’Unione Europea.

Dopo i saluti di rito dell’Ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri, Presidente del Centro Alti Sudi per la Difesa, si è passati agli interventi di Michael Frendo, ex Ministro degli Esteri maltese, che con pacatezza ha evidenziato le problematiche legate ad un’immigrazione di massa.

Poi è intervenuto Abdul Ilan Khatib, già inviato speciale ONU in Libia e Ministro degli esteri giordano, con un discorso molto prudente e diplomatico ha evidenziato la necessità di arrivare ad una maggiore cooperazione.

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Stabilizzazione della Libia

Lunedì, 23 Marzo 2015 12:31

In questo momento una missione standard di peacekeeping è inutile se non negativa per la stabilizzazione della Libia. Il problema oggi è l'emulazione Isis e la mancanza di un governo forte riconosciuto da tutti per far ripartire l'economia. Allora bisogna facilitare la soluzione di questi due problemi con attività di intelligence. Un intervento a terra classico di coalizione creerebbe il caos e porterebbe le tribù non allineate a contrastare gli europei: assisteremmo quindi ad attentati kamikaze e rappresaglie varie. Un vero regalo a Daesh.

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CAOS LIBIA

Martedì, 17 Marzo 2015 15:26

Il capo della politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini sta valutando l’ipotesi di chiedere all’Unione Europea di prendere in considerazione l’invio di soldati in Libia per permettere la formazione di un governo di unità nazionale, ma il piano è per ora accolto con grande scetticismo da parte dei singoli governi dell’UE molto preoccupati per i rischi che esso comporta.

Sarà proprio la prossima riunione dei ministri degli esteri dell’UE che si terrà a Bruxelles questa settimana che potrà attribuire o meno alla Mogherini la facoltà di  elaborare proposte per una possibile missione in Libia.

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La Marina italiana verso la Libia

Sabato, 28 Febbraio 2015 22:53

La notizia rimbalza sul web: navi italiane, tra cui la San Giorgio, hanno lasciato le coste italiane dirette verso la Libia.

Non si tratta di un’operazione di guerra: teoricamente le manovre rientrano nel quadro di un’esercitazione annuale della Marina Militare conosciuta come operazione Mare Aperto, già attiva negli anni ’90.

Si può parlare anche di una “dimostrazione di forza”, data la complessa situazione libica; pratica non poco comune se si pensa alle esercitazioni NATO nelle repubbliche baltiche, a quelle russe ai confini con l’ucraina o a quelle greche e turche sul Mar Egeo.

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I media europei, specie quelli italiani, da ormai qualche mese danno spazio illimitato a qualsiasi notizia riguardante l'Isis. Giornali, tv, siti web molto accreditati, dedicano infatti prime pagine e numerosi servizi alla minaccia rappresentata dallo Stato Islamico nei confronti dell'Italia ogni giorno. Il forte incremento di attenzione mediatica è però giunto quando in tutto il mondo sono arrivate notizie allarmanti sulla situazione in Libia, pronta a deflagrare con gravi ripercussioni nell'Europa meridionale. Purtroppo, proporzionalmente alla crescita del traffico di informazioni su quanto sta avvenendo al di là delle coste italiane, è aumentato il numero di false notizie.

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Daesh in Tunisia e Algeria?

Giovedì, 19 Febbraio 2015 18:37

Non solo la Libia, anche Tunisia e Algeria potrebbero rientrare tra le zone affette dalla minaccia rappresentata da Daesh. Qualcosa di più di un semplice rischio giacché, nelle ultime ore, non sono mancate le prime avvisaglie di un potenziale sconfinamento dei miliziani legatisi ad al-Baghdadi, come dimostrato da un attacco contro le forze di polizia tunisine di frontiera presso Kasserine.

Non solo Daesh però. La preoccupazione è data dalla radicata presenza di gruppi armati operanti nella regione che hanno già manifestato il proprio supporto alle bandiere nere. Inoltre, il possibile arrivo di combattenti provenienti dall’area del Sahel comporterebbe l’allargamento del “fronte” all’intera Algeria meridionale. Nel frattempo, i due governi hanno preso i primi provvedimenti rafforzando la presenza militare lungo il confine libico.

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Flash e aggiornamenti dalla #Libia #Daesh

Martedì, 17 Febbraio 2015 07:16

Daesh avanza verso Tripoli reclutando uomini dai clan tribali non allineati: attualmente contano 4500 militanti (stima per difetto). I jahidisti si spostano in colonne di vetture sia tecniche e sia civili adattate al  combattimento cercando di evitare scontri in spazi aperti preferendo la guerriglia urbana. Questo per limitare le perdite e sia per dare l' impressione di raggiungere immediati successi e convincere la popolazione maschile libica ad unirsi per emulazione a loro. Tatticamente puntano ad aumentare il controllo costiero per insediare centri di addestramento ed instaurare nelle aree sottomesse il modello di stato sociale del califfato.

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FOCUS LIBIA

Lunedì, 16 Febbraio 2015 17:27

La Libia post-Gheddafi

La primavera araba libica non ha portato democrazia e stabilità nel paese come molti credevano sarebbe successo. Il vuoto di potere venutosi inevitabilmente a creare dopo la fine del regime del colonnello Gheddafi non è stato colmato. 

La situazione politica in Libia è complessa e frammentata, costellata da una moltitudine di attori che perseguono fini diversi con mezzi diversi. In una versione semplificata di tale realtà, si possono identificare tre elementi in lotta tra loro: il governo di Tobruk (considerato come legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale), il New General National Congress (GNC) il Shura Council of Benghazi Revolutionaries. 

Il governo di Tobruk ha lanciato un’operazione militare (Operation Dignity) con l’obiettivo di sconfiggere le milizie legate al GNC – riunitesi sotto una sorta di organizzazione ombrello conosciuta come Libya Dawn – e quelle filo-Daesh del Shura Council. Il GNC e il Shura council, oltre a rispondere alle azioni delle forze regolari libiche guidate dal generale Haftar, si fronteggiano a vicenda. 

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Daesh - Aggiornamenti e prospettive #Libia

Domenica, 15 Febbraio 2015 02:20

Daesh ha incontrato in Libia i capi tribali che operano sulla costa ed è riuscito a trovare un accordo per compattarli e fare fronte comune con l'intento di controllare tutta la linea costiera. L'operazione è in fase di perfezionamento... sono stati eliminati i gruppi legati ad Al-Zawahiri. Controllando la costa contano di stressare l'Europa con l'invio massiccio di clandestini: nei prossimi giorni ne arriveranno a migliaia. La UE cadrà nella trappola ed esaminerà la possibilità di fare interventi mirati in Libia tralasciando il fronte siriano iracheno. Oltretutto fonti riservate ci informano che accordi segreti sono in corso per rinforzare Al-Zawahiri e riportarlo in gioco. Tedeschi ed inglesi sono molto attivi.

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