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TRIAGE duepuntozero

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Daesh - Aggiornamenti e prospettive #Libia

Domenica, 15 Febbraio 2015 02:20

Daesh ha incontrato in Libia i capi tribali che operano sulla costa ed è riuscito a trovare un accordo per compattarli e fare fronte comune con l'intento di controllare tutta la linea costiera. L'operazione è in fase di perfezionamento... sono stati eliminati i gruppi legati ad Al-Zawahiri. Controllando la costa contano di stressare l'Europa con l'invio massiccio di clandestini: nei prossimi giorni ne arriveranno a migliaia. La UE cadrà nella trappola ed esaminerà la possibilità di fare interventi mirati in Libia tralasciando il fronte siriano iracheno. Oltretutto fonti riservate ci informano che accordi segreti sono in corso per rinforzare Al-Zawahiri e riportarlo in gioco. Tedeschi ed inglesi sono molto attivi.

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UCRAINA: NUOVO INCONTRO A MINSK

Lunedì, 09 Febbraio 2015 17:59

Appuntamento fissato a Minsk nella giornata di mercoledì 11 febbraio.  Obiettivo? Cercare di riportare le parti al tavolo delle trattative, dopo che gli accordi firmati nel settembre scorso non hanno avuto gli effetti sperati: la crisi in Ucraina, che dall’aprile 2014 ha causato oltre cinquemila vittime, invece di spegnersi gradualmente si è pericolosamente riaccesa e continua a crescere d’intensità. 

Il rischio di oltrepassare una soglia oltre la quale non sarà più possibile tornare indietro ha spinto i leader di Francia e Germania a chiedere un nuovo incontro con Mosca e Kiev. Tuttavia, come sostenuto dal Segretario agli Affari Esteri britannico Philip Hammond, non si può nemmeno parlare di un Minsk Plus dal momento che non esiste un testo pronto a essere firmato . Nella capitale bielorussa sarà proposto un pacchetto di misure per arginare la crisi e si cercherà di trovare un’intesa fondamentale che possa poi portare alla firma di un nuovo e definitivo accordo.

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CONTRASTARE LO STATO ISLAMICO

Giovedì, 25 Settembre 2014 17:26

“Non si può ragionare, né negoziare, con un male di questo tipo. La forza è l’unica lingua compresa da assassini del genere”[1]. Con queste parole, in merito alla minaccia rappresentata dallo Stato Islamico, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è rivolto alla 69° Assemblea Generale delle Nazioni Unite aggiungendo, inoltre, che “gli Stati Uniti d’America opereranno con una larga coalizione al fine di smantellare questa rete di morte”[2].

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Che distruggere l'arsenale chimico siriano fosse una missione complessa non è mai stato messo in dubbio ma, al momento, la situazione s'è fatta più complicata del previsto. I primi problemi sono emersi nel mese di dicembre quando l'OPAC si affannò nel cercare un modo di distruggere parte del suddetto arsenale e nessuno stato o ente privato volle farsi carico dell'onere; così l'OPAC è stata costretta a risolvere la "crisi" riesumando un'opzione precedentemente accantonata: distruggere il materiale chimico in acque internazionali a più riprese. Un secondo grande problema è emerso sul finire del 2013 sconvolgendo la tabella di marcia che l'Organizzazione si era prefissata: secondo i piani approvati nei mesi precedenti, entro il 31 dicembre 2013 gli elementi chimici più pericolosi avrebbero dovuto lasciare la Siria, tuttavia qui hanno fallito a causa delle cattive condizioni climatiche e dei continui scontri tra le truppe di Assad e i gruppi ribelli nel quadro di una interminabile guerra civile. Ora la macchina si è rimessa in moto ma i presupposti non sono dei migliori. 

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L'ACCORDO SUL NUCLEARE IRANIANO

Giovedì, 12 Dicembre 2013 22:01

Dopo la storica telefonata tra Obama e il Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran Rohani, gli Stati che seguivano le trattive diplomatiche con Teheran, quindi gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra, la Russia, la Cina e la Germania (P5+1) e l’Iran hanno raggiunto finalmente un accordo sul programma nucleare della Repubblica islamica.

Published in Medio Oriente

Il 30 settembre scorso, il primo esemplare del nuovo Airbus A400M ha preso il volo sui cieli di Siviglia. Si tratta di un colosso volante, un aereo da trasporto strategico prodotto congiuntamente dai gruppi industriali europei EADS e Airbus. Tra tutti i paesi che ne hanno fatto ordine (Francia, Regno Unito, Belgio, Spagna, Germania, Lussemburgo), la Francia è stata la prima a riceverne uno in consegna.

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Nelle ultime settimane il ciclone Snowden è tornato ad abbattersi sulle relazioni euro-atlantiche e su quelle intra-europee, con la Gran Bretagna trovatasi al centro del suo occhio. Infatti, se il clima politico si era già fatto teso dopo le rivelazioni che volevano i vertici politici di Francia, Germania e Italia spiati dall’NSA assieme a una trentina di leader mondiali, le cose non sono migliorate giacché, come riporta neutralmente il Daily and Sunday Express, secondo le ultime rivelazioni di Snowden, gli 007 della Regina avrebbero collaborato attivamente con i colleghi d’oltreoceano nel carpire informazioni dal governo italiano. Parallelamente, limitandosi alla semplice illustrazione dei fatti, la BBC racconta come queste intercettazioni facciano parte di un programma chiamato Operazione Tempora attraverso il quale l’agenzia d’intelligence britannica del GCHQ (Government Communications Headquarters) avrebbe contribuito alle attività di spionaggio portato avanti dagli Stati Uniti attraverso il sistema di sorveglianza PRISM dell’NSA.

Published in Europa

Il governo siriano nega di aver gasato il proprio popolo e ha giurato di difendersi da eventuali attacchi occidentali.

La maggior parte della popolazione fino a ieri, favorevole ad interventi stranieri, ora che sembrano una realtà, comincia  a preoccuparsi, nutre il giustificato timore che in caso di intervento ci possano essere molte vittime tra la popolazione civile.

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GLI “AMICI DELLA SIRIA” PRONTI AD AGIRE?

Martedì, 25 Giugno 2013 11:02

Undici paesi sembrerebbero pronti a incrementare il proprio aiuto ai gruppi ribelli che combattono il regime di Assad. Questo è quanto emerso dall’ultimo summit del collettivo diplomatico internazionale “Friends of Syria Group” tenutosi a Doha (Qatar) il 21 e il 22 giugno. Rispetto al primo incontro di Marrakech (12 dicembre 2012) al quale presero parte ben 144 paesi, il meeting di Doha ha registrato la partecipazione di soli undici stati; eppure, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania, Egitto, Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi si sono dichiarati pronti e intenzionati a supportare la guerriglia anti regime in termini di rifornimento d’armi ed equipaggiamenti. Per l’Emiro del Qatar Al-Thani rifornire armi ai ribelli è l’unica carta da giocare: «l’uso della forza è necessario per ottenere giustizia», queste le sue parole a summit concluso. La stessa linea pare esser condivisa dal Segretario britannico per gli Affari Esteri William Hague secondo il quale una soluzione politica al conflitto è difficilmente immaginabile: «se Assad e il suo regime pensano di poter eliminare ogni forma di legittima opposizione con la forza, è nostro dovere fornire assistenza a tale opposizione» ha dichiarato Hague, pur sottolineando che al momento Londra non ha espresso una propria posizione ufficiale.

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Is there any hope for “Geneva II”?

Domenica, 16 Giugno 2013 17:20

The blocking of “Geneva II” by the US should make the whole region more cautious as it prolongs the Syrian crisis and increases the likelihood of the violence breaking across its borders.

This is the same America that signed “Geneva I” and abandoned it some days after by aggravating the tensions within Syria, starting with the battle in Damascus and then Aleppo directly after.

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