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Gli accordi di Minsk sono stati firmati l’11 febbraio. Per capire come si stia evolvendo la situazione in Ucraina orientale, Triage pubblicherà settimanalmente un aggiornamento al fine di osservare lo status d’implementazione di quanto previsto ai primi tre punti dell’accordo raggiunto nella capitale bielorussa:

1.      Cessate-il-fuoco immediato e totale (entrato in vigore dalla mezzanotte locale del 15 febbraio),

2.      Ritiro di tutte le armi pesanti da parte di entrambi gli schieramenti,

3.      Monitoraggio e verifica dei punti 1 e 2.

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Cosa succede in Ucraina?

Martedì, 24 Febbraio 2015 14:06

Gli accordi di Minsk non reggono. A quasi due settimane dall’incontro avvenuto nella capitale bielorussa l11 febbraio, la situazione in Ucraina orientale non da segni di miglioramento. I primi tre punti dell’accordo non hanno ricevuto attuazione: il cessate il fuoco non è stato rispettato, le armi pesanti non sono state ritirate, l’attività di monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa è stata assai limitata. Conferme circa la violazione del cessate il fuoco arrivano direttamente della Special Monitoring Mission (SMM) dell’OSCE[1] che fa notare come si continui a sparare, specialmente nella Repubblica Popolare di Donetsk e presso l’aeroporto della Capitale.

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Daesh in Tunisia e Algeria?

Giovedì, 19 Febbraio 2015 18:37

Non solo la Libia, anche Tunisia e Algeria potrebbero rientrare tra le zone affette dalla minaccia rappresentata da Daesh. Qualcosa di più di un semplice rischio giacché, nelle ultime ore, non sono mancate le prime avvisaglie di un potenziale sconfinamento dei miliziani legatisi ad al-Baghdadi, come dimostrato da un attacco contro le forze di polizia tunisine di frontiera presso Kasserine.

Non solo Daesh però. La preoccupazione è data dalla radicata presenza di gruppi armati operanti nella regione che hanno già manifestato il proprio supporto alle bandiere nere. Inoltre, il possibile arrivo di combattenti provenienti dall’area del Sahel comporterebbe l’allargamento del “fronte” all’intera Algeria meridionale. Nel frattempo, i due governi hanno preso i primi provvedimenti rafforzando la presenza militare lungo il confine libico.

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Update Ucraina

Mercoledì, 18 Febbraio 2015 18:02

Dei vari punti che compongono il nuovo accordo raggiunto a Minsk l’11 febbraio, tre – almeno nell’immediato – sono da considerarsi di vitale importanza:

  1. 1)      il cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte del 15 febbraio (ora locale),
  2. 2)      il ritiro delle armi pesanti da parte dei due schieramenti[1],
  3. 3)      il monitoraggio, da parte degli ispettori dell’OSCE, di quanto stabilito ai punti 1 e 2.

Ebbene, a sette giorni dall’incontro in Bielorussia, la situazione non ha registrato grandi miglioramenti.

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Flash e aggiornamenti dalla #Libia #Daesh

Martedì, 17 Febbraio 2015 07:16

Daesh avanza verso Tripoli reclutando uomini dai clan tribali non allineati: attualmente contano 4500 militanti (stima per difetto). I jahidisti si spostano in colonne di vetture sia tecniche e sia civili adattate al  combattimento cercando di evitare scontri in spazi aperti preferendo la guerriglia urbana. Questo per limitare le perdite e sia per dare l' impressione di raggiungere immediati successi e convincere la popolazione maschile libica ad unirsi per emulazione a loro. Tatticamente puntano ad aumentare il controllo costiero per insediare centri di addestramento ed instaurare nelle aree sottomesse il modello di stato sociale del califfato.

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FOCUS LIBIA

Lunedì, 16 Febbraio 2015 17:27

La Libia post-Gheddafi

La primavera araba libica non ha portato democrazia e stabilità nel paese come molti credevano sarebbe successo. Il vuoto di potere venutosi inevitabilmente a creare dopo la fine del regime del colonnello Gheddafi non è stato colmato. 

La situazione politica in Libia è complessa e frammentata, costellata da una moltitudine di attori che perseguono fini diversi con mezzi diversi. In una versione semplificata di tale realtà, si possono identificare tre elementi in lotta tra loro: il governo di Tobruk (considerato come legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale), il New General National Congress (GNC) il Shura Council of Benghazi Revolutionaries. 

Il governo di Tobruk ha lanciato un’operazione militare (Operation Dignity) con l’obiettivo di sconfiggere le milizie legate al GNC – riunitesi sotto una sorta di organizzazione ombrello conosciuta come Libya Dawn – e quelle filo-Daesh del Shura Council. Il GNC e il Shura council, oltre a rispondere alle azioni delle forze regolari libiche guidate dal generale Haftar, si fronteggiano a vicenda. 

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Daesh - Aggiornamenti e prospettive #Libia

Domenica, 15 Febbraio 2015 02:20

Daesh ha incontrato in Libia i capi tribali che operano sulla costa ed è riuscito a trovare un accordo per compattarli e fare fronte comune con l'intento di controllare tutta la linea costiera. L'operazione è in fase di perfezionamento... sono stati eliminati i gruppi legati ad Al-Zawahiri. Controllando la costa contano di stressare l'Europa con l'invio massiccio di clandestini: nei prossimi giorni ne arriveranno a migliaia. La UE cadrà nella trappola ed esaminerà la possibilità di fare interventi mirati in Libia tralasciando il fronte siriano iracheno. Oltretutto fonti riservate ci informano che accordi segreti sono in corso per rinforzare Al-Zawahiri e riportarlo in gioco. Tedeschi ed inglesi sono molto attivi.

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UCRAINA: NUOVO INCONTRO A MINSK

Lunedì, 09 Febbraio 2015 17:59

Appuntamento fissato a Minsk nella giornata di mercoledì 11 febbraio.  Obiettivo? Cercare di riportare le parti al tavolo delle trattative, dopo che gli accordi firmati nel settembre scorso non hanno avuto gli effetti sperati: la crisi in Ucraina, che dall’aprile 2014 ha causato oltre cinquemila vittime, invece di spegnersi gradualmente si è pericolosamente riaccesa e continua a crescere d’intensità. 

Il rischio di oltrepassare una soglia oltre la quale non sarà più possibile tornare indietro ha spinto i leader di Francia e Germania a chiedere un nuovo incontro con Mosca e Kiev. Tuttavia, come sostenuto dal Segretario agli Affari Esteri britannico Philip Hammond, non si può nemmeno parlare di un Minsk Plus dal momento che non esiste un testo pronto a essere firmato . Nella capitale bielorussa sarà proposto un pacchetto di misure per arginare la crisi e si cercherà di trovare un’intesa fondamentale che possa poi portare alla firma di un nuovo e definitivo accordo.

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26 gennaio 2015. Sono passati nove mesi e undici giorni da quando, il 15 aprile 2014, il presidente ucraino ad interim Oleksandr Turčynov annunciò l’inizio di una operazione di antiterrorismo volta “a proteggere i cittadini ucraini, a fermare il terrore, a fermare il crimine e a fermare i tentativi di fare a pezzi il nostro paese [l’Ucraina N.d.R.]”[1]. Chiunque si aspettasse una campagna veloce e indolore si sbagliava.

Aprile-giugno 2014. Le forze ucraine concentrano inizialmente la loro attenzione su Donetsk. Poi, il 22 aprile, un’operazione militare viene lanciata nell’Ucraina orientale per riprendere controllo delle altre aree occupate dai separatisti. I combattimenti più violenti si registrano nei pressi delle città di Sloviansk, Lugansk, e Donetsk.

Luglio 2014. L’esercito mandato da Kiev riesce a riprendere controllo di Sloviansk mentre i separatisti abbandonano la città e le posizioni circostanti (5 luglio). Fino alla fine del mese, l’esercito e i paramilitari filorussi continuano ad affrontarsi principalmente presso Donetsk e Lugansk. Secondo il Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa ucraino (CNSD), questi ultimi si trovano in difficoltà e sembrano perdere lentamente terreno sia attorno a Donetsk sia nella parte meridionale dell’Oblast di Lugansk.

Agosto 2014. L’esercito ucraino riesce progressivamente ad avanzare, vicino a Donetsk, su buona parte del territorio occupato dai separatisti. Allo stesso tempo però, proprio le forze filorusse riescono a prendere controllo di una sezione del confine con la Russia nei pressi di Lugansk e a porre una testa di ponte nell’Ucraina meridionale nei pressi della citta di Novoazovsk.

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Medio Oriente: occhi sullo Yemen

Giovedì, 22 Gennaio 2015 19:57

Dall’unificazione a oggi: le presidenze di Saleh a Hadi 

La Repubblica Unita dello Yemen, nata nel 1990 dalle ceneri dello Yemen del Nord (Repubblica Araba dello Yemen) e quello del Sud (Repubblica Democratica Popolare dello Yemen), ha avuto in 'Ali 'Abd Allah Saleh il suo primo presidente (ininterrottamente in carica dal 1990 al 2012). Episodi di violenza interna hanno caratterizzato i primi anni della neonata Repubblica, episodi concentratisi in particolar modo nel corso del 1994 a causa di spinte secessioniste provenienti da personalità politico-militari del vecchio Yemen del Sud.

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