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02-08-2015

Hacking Team e danni collaterali

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fonte immagine: veb.it fonte immagine: veb.it

In Italia, i cittadini, non hanno una reale percezione di quanto avvenuto con la violazione dei sistemi informatici di una società privata che offre "servizi" a vari paesi. Se si fosse parlato ad esempio, di un'azienda che si occupava di sbobinamento di dati da autovelox, per conto di una polizia municipale, magari sarebbe scoppiato l'inferno:"c'è il penale per i dati trattati da soggetti che non hanno la qualifica di P.G.", etc.

Qui si parla (stando a quanto si può leggere in rete) di controllo di dispositivi che non sono solo computer o tablet ma anche smartphone. Controllare non vuol dire solo osservare o acquisire ma significa anche bloccare, utilizzare, scrivere, cancellare e dunque agire per conto dell'utilizzatore! Pensate se qualcuno potesse depositare dei file la cui detenzione è vietata e perseguita dalla legge come ad esempio immagini pedo-pornografiche... oppure pensate se il dispositivo del soggetto X coinvolto in un procedimento, infettato da questo malware fino ad un mese fa sconosciuto alla maggioranza dei software, venisse inquinato con materiale schiacciante. 

Il Governo italiano dovrà fare chiarezza sul perché si avvalesse di un privato per l'ausilio di certi software, oltretutto che tipo di garanzie venivano offerte dal produttore e se ambo le parti conoscessero la possibilità di accesso ai dati trattati mediante lo stesso da parte di terzi. Le risposte saranno diverse... sicuramente ci saranno ragioni economiche dietro la scelta, simili a quelle che giustificano l'impiego di apparecchiature a noleggio per le intercettazioni di alcune procure. Il Garante della Privacy che provvedimenti ha preso a seguito di questa vicenda? Chi pagherà la bruciatura delle inchieste in corso? 

Danni collaterali importanti dunque, non solo per gli italiani ma anche per tutti i cittadini dei paesi che hanno "adoperato" i software di questa società denominata "Hacking Team" e che a seguito dell'attacco su Twitter è stata ribattezzata "Hacked Team".  Al dilà del gioco di un hacker, la società aveva rapporti con 36 paesi tra cui la Russia e il Sudan. Attraverso il sito Wikileaks è possibile spulciare tra le mail pubblicate. In rete cercando bene si può trovare molto materiale. Infine riportiamo il contenuto di un messaggio scritto dal CEO ai suoi dipendenti pubblicato in un articolo di Repubblica:"Immaginate questo: una fuga di notizie a Wikileaks che mostra e spiega la nostra tecnologia a tutto il mondo. Sarete demonizzati dai nostri amici più cari, dagli attivisti di tutto il mondo e la gente normale punterà il dito contro di voi".

© Riproduzione Riservata

 

Claudio Sciarma

Laureato in Ricerca sociale per la sicurezza interna ed esterna con tesi dal titolo “investigare con il motore di ricerca - Google come strumento di business intelligence". 
Laureato con Lode in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza, sviluppando una tesi in collaborazione con il Ra.C.I.S. di Roma e l’azienda Leica Geosystems sulla ricostruzione della scena del crimine mediante Laser Scanner.
Master in Security Languages.
Certificato in lingua e cultura araba presso la SLEE di Perugia.
Analista di intelligence
Webmaster, webdesigner ed esperto SEO. Specializzato nella rilevazione di frodi telematiche ha collaborato ad alcune attività con il GAT della Guardia Di Finanza. 

Esperto in P.P.A. (Protezione personale avanzata), analisi di attentati, sicurezza internazionale, sicurezza dei trasporti, pianificazione di eventi, analisi dei dispositivi istituzionali internazionali di protezione e scorta.
Volontario in ferma prefissata nell’Esercito Italiano ( 2010 -2012 ), assegnato alla Scuola Lingue Estere dell’Esercito.
Socio Fondatore dell’A.I.S.I.S. Associazione Italiana Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza.
Condirettore editoriale del magazine - online ConVincere.

Website: claudio.sciarma.it
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