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24-04-2024

ARE THREE STATES BETTER THAN TWO?

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Oggi gli israeliani non credono che uno stato ebraico possa convivere con uno palestinese. Allo stato attuale, hanno perso ogni fiducia nella soluzione dei due Stati – non che ne avessero molta anche prima degli attacchi di Hamas del 7 ottobre al sud di Israele. Piuttosto, vogliono fortificazioni più grandi e migliori e una maggiore vigilanza, sulla scia delle carenze dell’intelligence e della sicurezza che non sono riuscite a prevenire quello che era chiaramente un pogrom pianificato da tempo. Il presidente Joe Biden sta rimettendo il processo di pace all’ordine del giorno. “Quando questa crisi sarà finita, dovrà esserci una visione di ciò che verrà dopo. E a nostro avviso deve essere una soluzione a due Stati”, ha affermato. “E questo significa uno sforzo concentrato da parte di tutte le parti – israeliani, palestinesi, partner regionali, leader globali – per metterci sulla strada della pace”. Ma la soluzione del conflitto con i palestinesi che si basa sul progetto americano di una “soluzione a due Stati” sembrerebbe non rappresentare una soluzione. La soluzione dei due Stati era naturalmente attraente anche per gli amici di Israele in Occidente, soprattutto per gli ebrei liberali: di fronte ai tentativi di dipingere il sionismo come colonialismo, l’ebraismo come messianismo fondamentalista, l’IDF come un esercito di occupazione, o Israele come uno stato di apartheid, La soluzione a due Stati dissolverebbe tali credenze con un solo gesto. Ma per quanto convincente sia come strategia di dibattito, o come forma di autoterapia, la soluzione dei due Stati, purtroppo, non rappresenta l’accordo ideale, L’opzione dei due Stati è stata sempre un fallimento diplomatico anzi, la soluzione dei due Stati non ha mai fatto parte dei documenti chiave che in passato hanno fornito la base diplomatica al processo di pace arabo-israeliano.

Nell'ottobre 1995, il primo ministro Yitzhak Rabin tenne il suo discorso finale alla Knesset qualche settimana prima di essere assassinato. Nel discorso ha delineato quali dovrebbero essere gli elementi necessari per raggiungere un accordo di pace definitivo con i palestinesi. In retrospettiva risulta evidente che egli non ha fatto alcun riferimento alla soluzione dei due Stati. Il suo sostegno allo Stato palestinese di per sé è stato, nella migliore delle ipotesi, tiepido. In effetti, parlava solo di un’entità che era, secondo le sue parole, “meno di uno Stato”. Dall’altra parte non c’è mai stata una leadership palestinese pronta a riconoscere la legittimità di uno stato-nazione ebraico. La parte araba ha rifiutato tutti i piani di spartizione, a partire dalla Commissione Peel del 1937, dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 1947, fino ai vari piani di mediazione americani e alle offerte israeliane. L'offerta di Camp David del 2000, in cui il primo ministro Ehud Barak accettò la spartizione di Gerusalemme, e le ulteriori concessioni offerte successivamente dal primo ministro Ehud Olmert. Tutti si sono schiantati sulla rivendicazione non negoziabile del diritto al ritorno dei discendenti palestinesi. L’alternativa più valida potrebbe essere quella dei tre Stati, secondo cui Gaza ritorna sotto il controllo egiziano e la Cisgiordania diventa nuovamente parte della Giordania, che si è già rivelata vantaggiosa, perché ha contribuito a stabilizzare la regione, in modo efficace dal 1949 fino alla guerra dei sei giorni del 1967 . Tre stati porrebbero fine all’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza, la sfida più urgente attualmente, e darebbero slancio a negoziati positivi sulle altre questioni fondamentali relative allo status di Gerusalemme e al diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi. L’opzione dei tre Stati presenta un vantaggio singolare rispetto alle alternative a due e a uno Stato: è stata tentata in precedenza e ha funzionato. Una soluzione contemporanea a tre Stati significherebbe abbandonare l’infruttuosa ricerca di uno Stato palestinese separato e allo stesso tempo negoziare la fine dell’occupazione israeliana di Gaza e della Cisgiordania e ripristinare lo status quo pre-giugno 1967. I pro e i contro di questa opzione hanno finora ricevuto pochissima copertura. All’indomani degli attacchi del 7 ottobre, tuttavia, c’è un urgente bisogno di una riflessione nuova e radicale su cosa si potrebbe fare per andare oltre l’apparentemente insolubile disputa israelo-palestinese. La soluzione dei tre Stati potrebbe essere un mezzo per raggiungere questo obiettivo e dovrebbe essere giudicata sulla base dei suoi meriti piuttosto che dei suoi sostenitori.

Mario Neri

Laureato in giurisprudenza ed in scienze giuridiche. Master di II livello in scienze criminologiche.

Esperto di diritto internazionale e di programmi relativi al mantenimento della pace nelle aree di crisi.

Ufficiale in congedo dell’Esercito “ Folgore “. Analista nelle politiche di intelligence.

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