Laureato in scienze politiche e relazioni internazionali. Perfezionato presso L’Università degli Studi Roma 3 in “ Modelli Speculativi e ricerche educative nell’interazione multimediale di primo e secondo livello“ Docente universitario a contratto in materie investigative con specifico expertise sulla sicurezza in aree urbane, sulle tecniche di intelligence e di peacekeeping. Esperto di comunicazione in situazioni estreme.
Giornalista investigativo ed analista di intelligence , come Ghost writer ha elaborato numerosi studi strategici coprendo tutti i teatri di guerra dai balcani , al vicino oriente seguendo i conflitti in Afganistan, Iraq e nel nord-Africa.
Presidente del Centro Europeo Orientamento e Studi – Ente morale di diritto privato per la difesa dei diritti civili.
Direttore Responsabile del magazine online Convincere.
Website URL: http://www.sergiogiangregorio.it
Sulla guerra civile che insanguina l’Egitto pesano più della motivazioni religiose i finanziamenti occulti e non che le ricche monarchie del Golfo, gli Usa e la Turchia inviano alle parti in lotta.
Contributi volontari per confermare una debole pace, come quelli inviati dagli Stati Uniti ai Fratelli Musulmani un anno fa per ottenere una politica non aggressiva con Israele, oppure come quelli inviati ora dai paesi del golfo per radicalizzare gli scontri.
Scene da rivoluzione araba sulla piazza del parlamento bulgaro, barricate e lanci di pietre e bottiglie contro il simbolo di un potere corrotto ed inefficiente, incapace di far uscire il Paese fuori da una crisi senza precedenti.
Nelle strade di Sofia la protesta non accenna ad esaurirsi ed ogni giorno si susseguono manifestazioni pacifiche che scivolano verso una deriva violenta.
Numerosi i conflitti paralleli e la sanguinosa guerra civile che dal marzo 2011 incendiano la Siria.
E’ ormai certo che la guerriglia in lotta contro il regime siriano sia profondamente divisa tra bande qaediste e gruppi più moderati, la novità attuale sembra essere una escalation del conflitto interno che sfocia ormai in una guerra nella guerra, un mortale “tutti contro tutti”.
Lo scorso 11 luglio è stato infatti ucciso Kamal Hamami, dirigente da un’organizzazione formata perlopiù da disertori delle forze armate lealiste, chiamata “esercito siriano libero” e considerata dalla più generica resistenza siriana troppo filo occidentale.
Tutto passa attraverso i tubi del gasdotto South Stream. In italiano “flusso meridionale”.
Se qualcuno ha pensato che gli alti funzionari del Ministero dell’Interno, sacrificati alla stabilità politica, abbiano agito con leggerezza, si sbaglia, la prima preoccupazione del Governo era, ed è, non indebolire la presenza italiana ad Astana.
Come al solito si è voluta mascherare una coordinata operazione di intelligence con un banale errore del Viminale.