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15-09-2015

Ucraina: la sfida politica continua

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Fonte immagine: euractiv.com Fonte immagine: euractiv.com

Una nuova ondata di velato e cauto ottimismo sta accompagnando il trascorrere di questo settembre 2015. Negli ultimi giorni di agosto, le forze ucraine e quelle separatiste, trovando una tacita intesa, hanno dato vita a una nuova tregua a partire dal 1° settembre. I media, nella maggior parte dei casi, rilevano come il rinnovato cessate-il-fuoco stia reggendo. I rapporti pubblicati dalla SMM (Special Monitoring Mission), però, mostrano come la cessazione delle ostilità non sia totale: le violazioni del cessate-il-fuoco sono sì drasticamente diminuite rispetto alle settimane precedenti, ma un numero non indifferente di episodi è stato registrato dagli ispettori dell’OSCE (specialmente nell’area di Donetsk il 5 e 7 settembre). Quindi, per quanto un miglioramento della situazione nel Donbass sia evidente, la strada da percorrere è ancora lunga e incerta. 

Un certo spazio di manovra, comunque, c’è: come sostenuto dal Segretario Generale dell’OSCE Lamberto Zannier, "[il fatto che] la tregua abbia retto negli ultimi 10 giorni è una buona notizia, perché lascia spazio a progressi a livello politico" (fonte: AP). 

I Ministri degli Esteri di Francia, Germania, Ucraina e Russia sembrano esser usciti soddisfatti dall’incontro di Berlino, andato in scena sabato 13 settembre. L’obiettivo di tale meeting – e di quello che si terrà il 2 ottobre a Parigi – è stato quello di trovare un nuovo accordo circa il completo ritiro degli armamenti dalla linea di contatto e di impedire la creazione di nuovi campi minati nelle aree coinvolte nel conflitto. Le vere difficoltà, però, emergeranno quando si dovranno definire nel dettaglio i punti di un definitivo accordo di pace: l’espressione "il Diavolo si nasconde nei dettagli", usata dal Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov (fonte: BBC), descrive al meglio la situazione.

Inoltre, non si può certo dire che le parti abbiano già archiviato le rispettive riserve, o che abbiano deciso togliere il proprio incondizionato supporto agli “alleati” impegnati sul campo. Per Putin, "il fatto che i bombardamenti delle forze armate ucraine e dei c.d. battaglioni di volontari siano cessati è certamente una buona notizia; [ma ora] la cosa più importante da fare è stabilire contatti diretti tra le autorità ucraine e quelle delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, così da dare piena implementazione agli accordi [di Minsk]" (fonte: RT). Nel mostrare la propria soddisfazione circa la temporanea cessazione delle ostilità, il Presidente russo ha riaffermato, in maniera sottile ma ugualmente efficace, il proprio sostegno alle istanze separatiste e legittimato l’esistenza stessa delle due Repubbliche. Più sferzanti e accusatorie, invece, sono state le parole del senatore americano Jack Reed (Democratico), secondo il quale la Russia sta cercando di "destabilizzare il governo [di Kiev] sperando che i loro surrogati riescano ad assumere potere e controllo" (fonte: The Hill). Questi due semplici esempi mostrano come, nella realtà dei fatti, le posizioni di Mosca e di Washington-Bruxelles siano distanti e come, quindi, manchi ancora un terreno comune su cui instaurare un efficace dialogo politico-diplomatico.

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Alessandro Mazzilli

Laurea in Scienze Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino.

Esperto in Politica Estera di Difesa e Sicurezza e sulle relazioni Euro – Atlantiche.

Analista Geopolitico

Consulente in Servizi di Stuarding e controlli di sicurezza.

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