Questo sito raccoglie dati statistici anonimi sulla navigazione, mediante cookie installati da terze parti autorizzate, rispettando la privacy dei tuoi dati personali e secondo le norme previste dalla legge. Continuando a navigare su questo sito, cliccando sui link al suo interno o semplicemente scrollando la pagina verso il basso, accetti il servizio e gli stessi cookie.

TRIAGE duepuntozero

Switch to desktop

17-09-2015

Siria: la guerra contro Daesh tra raid aerei e sforzi diplomatici

Rate this item
(4 votes)
Fonte immagine: Newseek.com Fonte immagine: Newseek.com

All’inizio del mese, il Presidente francese François Hollande, aveva chiesto al Ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian di "organizzare [...] voli di ricognizione sulla Siria, in vista di eventuali raid contro lo Stato Islamico" (fonte: Sputnik News). Il 16 settembre, lo stesso Ministro ha annunciato che le operazioni aeree potrebbero cominciare nelle prossime settimane, "appena [ci saranno] obiettivi ben identificati" (fonte: Bloomberg). Con questa mossa, quindi, la Francia estenderà dall’Iraq alla Siria il proprio raggio d’azione nella battaglia contro Daesh.

 

Nel 2014, il Regno Unito prese la decisione di impegnarsi militarmente solo in Iraq. Il 21 agosto scorso, un drone della Royal Air Force ha condotto un attacco contro le postazioni del Califfato in Siria uccidendo due jihadisti di origine britannica; un’operazione che il Segretario di Stato per la Difesa Michael Fallon ha definito un "atto di autodifesa del tutto lecito" (fonte: BBC). Non è da escludere che la stessa Londra possa entrare a far parte della Coalizione attiva in Siria: secondo il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Phillip Hammond, il Regno Unito avrebbe l’autorità di operare in Siria "in quanto [farebbe ] parte della campagna contro lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante" (fonte: WSJ).

La Germania, invece, è risoluta nel voler percorrere una strada diversa. Il Ministro della Difesa Ursula von der Leyen, pur sottolineando il fatto che il Paese è "fortemente impegnato nella lotta allo Stato Islamico”, punta sulla carta della diplomazia per portare le parti in conflitto (Assad e l’opposizione armata N.d.R.) "a un tavolo per trovare una soluzione di comune accordo" (fonte: DW). Il Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier ha espresso la propria preoccupazione circa l’impegno militare francese e inglese, ritenendo che possa "distruggere le speranze per una soluzione negoziata, [cosa] che avrebbe potuto essere possibile per la prima volta" (fonte: WSJ).

Lo scenario siriano è complesso, con il fronte anti-Assad da tempo frammentato in numerose fazioni, molte delle quale in lotta tra loro. La Siria è così diventata terreno fertile per Daesh e per altri gruppi radicali armati. Gli attacchi aerei della Colazione non possono essere completamente efficaci senza una parallela azione militare via terra. Impossibile, però, immaginare che i paesi occidentali decidano di optare per un’operazione boots on the ground. Conseguentemente, l’esercito siriano dovrebbe essere chiamato in causa e gli sforzi tedeschi rappresentano proprio il tentativo di creare un compatto “blocco” anti-Daesh. Inoltre, al momento, la “rimozione” di Assad non porterebbe alla nascita di una Siria libera e democratica, causerebbe invece un enorme vuoto di potere; ciò non farebbe altro che dare al Califfato e agli altri gruppi jihadisti la possibilità di rafforzarsi e di consolidare le proprie posizioni.

Alessandro Mazzilli

Laurea in Scienze Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino.

Esperto in Politica Estera di Difesa e Sicurezza e sulle relazioni Euro – Atlantiche.

Analista Geopolitico

Consulente in Servizi di Stuarding e controlli di sicurezza.

FaLang translation system by Faboba

Copyright CEOS 2012 - 2015. All rights reserved.

Top Desktop version