Gli attacchi di Parigi del 13 novembre dimostrano che Daesh si sta muovendo verso una nuova fase, colpendo civili nel corso delle loro attività quotidiane. I diversi attacchi quasi simultanei a Parigi hanno posto le normali attività sotto la minaccia terroristica. Le operazioni hanno colpito uno stadio dove una partita internazionale di calcio si stava disputando, alla presenza del presidente francese, un locale e un ristorante.
Le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani dal nord Africa, dalla Siria e dagli altri paesi privi di stabilità economica e sociale hanno lentamente modificato le tecniche di gestione dei flussi migratori.
Da circa un mese infatti, hanno aperto il loro triste mercato anche ai piccoli imprenditori, commercianti ed ai cittadini comuni che sognano di fare soldi sulla pelle delle migliaia di persone che fuggono dai loro paesi.
In particolare i rifugiati siriani hanno scelto il corridoio turco che da Bodrum li porta all'isola di Kos e quindi in Europa, questo nuovo itinerario ha sviluppato un fiorente mercato di gommoni, giubbotti di salvataggio,attrezzature marine di vario genere, contenitori stagni per cibo e strumenti elettronici; insomma tutto il necessario per una traversata di poche miglia, kos si raggiunge da Bodrum in circa un'ora di navigazione ad una velocità di 15\18 nodi.
Le milizie libiche continuano senza sosta ad imbarcare immigrati con l'inevitabile numero insopportabile di vittime. Certo ogni traversata racchiude in se il rischio fisiologico di avere degli incidenti ma l'attuale situazione si declina ormai, con un numero esagerato di morti in ogni viaggio.
In Italia, i cittadini, non hanno una reale percezione di quanto avvenuto con la violazione dei sistemi informatici di una società privata che offre "servizi" a vari paesi. Se si fosse parlato ad esempio, di un'azienda che si occupava di sbobinamento di dati da autovelox, per conto di una polizia municipale, magari sarebbe scoppiato l'inferno:"c'è il penale per i dati trattati da soggetti che non hanno la qualifica di P.G.", etc.
Qui si parla (stando a quanto si può leggere in rete) di controllo di dispositivi che non sono solo computer o tablet ma anche smartphone. Controllare non vuol dire solo osservare o acquisire ma significa anche bloccare, utilizzare, scrivere, cancellare e dunque agire per conto dell'utilizzatore! Pensate se qualcuno potesse depositare dei file la cui detenzione è vietata e perseguita dalla legge come ad esempio immagini pedo-pornografiche... oppure pensate se il dispositivo del soggetto X coinvolto in un procedimento, infettato da questo malware fino ad un mese fa sconosciuto alla maggioranza dei software, venisse inquinato con materiale schiacciante.
Tutti sapevano da tempo (Autorità ed addetti ai lavori) che gli impianti petroliferi italiani in Libia erano obiettivi sensibili, soprattutto perché totalmente scoperti da ogni forma di sicurezza sia passiva che attiva.
Sono passate molte ore dalla notizia del rapimento dei 4 dipendenti italiani in Libia e le informazioni continuano ad essere confuse oltre che contaminate da personali punti di vista e riflessioni di vari esponenti. Quattro soggetti che senza scorta si muovono tranquillamente in un determinato teatro come quello libico devono obbligatoriamente avere una preparazione o un addestramento che gli consenta quella libertà. Chi di voi andrebbe ad operare in un ambiente ostile senza avere un briciolo di tutela personale?
Dopo il bliz delle forze speciali americane in Siria che ha portato all’uccisione del leader dell’Isis Abu Sayyaf, l’Italia accoglie una precedente richiesta statunitense ed invia sul fronte iracheno circa 70 uomini provenienti dalla Task Force 45 fatti rientrare da qualche mese dall’Afghanistan.
La scelta italiana si inquadra in una più generale strategia che vede l’utilizzo di “specialisti“ in Siria ed Iraq.
Lunedi pomeriggio Triage ha seguito un incontro, tenutosi presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), avente per oggetto di discussione la minaccia rappresentata dalla jihad globale. “Qual è la reale portata di questa minaccia?”, “quali i paesi più a rischio?”, “quali le implicazioni per la nostra politica estera e di difesa e per la sicurezza del nostro paese?”. Queste sono state le domande che hanno guidato lo svolgimento dell’incontro e la stesura di un rapporto omonimo.
I relatori del seminario organizzato dal Comitato Atlantico Italiano, in cooperazione con "Abhath" Al Thuraya Consultancy and Researches Mediterranean Gulf Forum, presso il CASD – Centro Alti Studi per la difesa di Roma, ieri 7 maggio, si sono interrogati sul ruolo che la Libia dovrà avere nel futuro scenario mediterraneo.
La possibile griglia di analisi si è declinata sui piani di azione sociale, politico-militare e sulle dimensioni in cui si articolerà l’agire dell’Unione Europea.
Dopo i saluti di rito dell’Ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri, Presidente del Centro Alti Sudi per la Difesa, si è passati agli interventi di Michael Frendo, ex Ministro degli Esteri maltese, che con pacatezza ha evidenziato le problematiche legate ad un’immigrazione di massa.
Poi è intervenuto Abdul Ilan Khatib, già inviato speciale ONU in Libia e Ministro degli esteri giordano, con un discorso molto prudente e diplomatico ha evidenziato la necessità di arrivare ad una maggiore cooperazione.
La notizia rimbalza sul web: navi italiane, tra cui la San Giorgio, hanno lasciato le coste italiane dirette verso la Libia.
Non si tratta di un’operazione di guerra: teoricamente le manovre rientrano nel quadro di un’esercitazione annuale della Marina Militare conosciuta come operazione Mare Aperto, già attiva negli anni ’90.
Si può parlare anche di una “dimostrazione di forza”, data la complessa situazione libica; pratica non poco comune se si pensa alle esercitazioni NATO nelle repubbliche baltiche, a quelle russe ai confini con l’ucraina o a quelle greche e turche sul Mar Egeo.