Quarta settimana dall’inizio della tregua in Ucraina orientale. Lo scopo degli updates pubblicati da Triage è di fornire un resoconto sul rispetto dei primi tre punti fondamentali previsti degli accordi di Minsk II:
1. Cessate-il-fuoco immediato e totale (entrato in vigore dalla mezzanotte locale del 15 febbraio).
2. Ritiro delle rispettive armi pesanti dalla linea di fronte in modo da creare una zona cuscinetto: 50km per l’artiglieria calibro 100mm o superiore; 70km per i sistemi lanciarazzi multipli (MRLs); e 140km per gli MRLs Tornado-S, Uragan e Smerch e per i missili balistici tattici Tochka U.
3. Monitoraggio e verifica dei punti 1 e 2 via missione OSCE.
Quarta settimana dall’inizio della tregua in Ucraina orientale. Lo scopo degli updates pubblicati da Triage è di fornire un resoconto sul rispetto dei primi tre punti fondamentali previsti degli accordi di Minsk II:
1. Cessate-il-fuoco immediato e totale (entrato in vigore dalla mezzanotte locale del 15 febbraio).
2. Ritiro delle rispettive armi pesanti dalla linea di fronte in modo da creare una zona cuscinetto: 50km per l’artiglieria calibro 100mm o superiore; 70km per i sistemi lanciarazzi multipli (MRLs); e 140km per gli MRLs Tornado-S, Uragan e Smerch e per i missili balistici tattici Tochka U.
3. Monitoraggio e verifica dei punti 1 e 2 via missione OSCE.
Il capo della politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini sta valutando l’ipotesi di chiedere all’Unione Europea di prendere in considerazione l’invio di soldati in Libia per permettere la formazione di un governo di unità nazionale, ma il piano è per ora accolto con grande scetticismo da parte dei singoli governi dell’UE molto preoccupati per i rischi che esso comporta.
Sarà proprio la prossima riunione dei ministri degli esteri dell’UE che si terrà a Bruxelles questa settimana che potrà attribuire o meno alla Mogherini la facoltà di elaborare proposte per una possibile missione in Libia.
Cresce la tensione tra Pechino e Naypyidaw in seguito alla morte di quattro civili cinesi apparentemente causata dall’esplosione di una bomba lanciata da un areo militare birmano impegnato contro la Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA)[1]. L’incidente è avvenuto nella giornata di venerdì 13 marzo nei pressi della città di Lincang, nella provincia dello Yunnan (estremo sud-ovest della Cina). Il clima politico è reso ancor più pesante dal fatto che, solo pochi giorni prima, un episodio simile ha causato il danneggiamento e la distruzione di alcuni edifici civili.
Benjamin Netanyahu prova a conquistare il suo quarto mandato in un clima avvelenato da polemiche e faide interne al Likud. BB ha distrutto i suoi rapporti personali con Obama ma l'Amministrazione Americana continuerà comunque a finanziare ed a sostenere Israele nonostante la distanza di vedute sui rapporti con l'Iran.
Lo scenario politico attuale vede l'ingresso di un nuovo partito ultraortodosso composto da sole donne "B Zohutan" con un programma contraddittorio e incerto che confligge contro le tradizioni ortodosse. La nuova compagine seppure numericamente non considerabile darà uno scossone emotivo agli ultimi giorni di campagna elettorale ponendosi come possibile ago della bilancia, il fattore donne d'altronde sarà fondamentale nel nuovo parlamento.
Gli accordi di Minsk sono stati firmati l’11 febbraio. Per capire come si stia evolvendo la situazione in Ucraina orientale, Triage pubblicherà settimanalmente un aggiornamento al fine di osservare lo status d’implementazione di quanto previsto ai primi tre punti dell’accordo raggiunto nella capitale bielorussa:
1. Cessate-il-fuoco immediato e totale (entrato in vigore dalla mezzanotte locale del 15 febbraio),
2. Ritiro di tutte le armi pesanti da parte di entrambi gli schieramenti,
3. Monitoraggio e verifica dei punti 1 e 2.
Gli accordi di Minsk non reggono. A quasi due settimane dall’incontro avvenuto nella capitale bielorussa l11 febbraio, la situazione in Ucraina orientale non da segni di miglioramento. I primi tre punti dell’accordo non hanno ricevuto attuazione: il cessate il fuoco non è stato rispettato, le armi pesanti non sono state ritirate, l’attività di monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa è stata assai limitata. Conferme circa la violazione del cessate il fuoco arrivano direttamente della Special Monitoring Mission (SMM) dell’OSCE[1] che fa notare come si continui a sparare, specialmente nella Repubblica Popolare di Donetsk e presso l’aeroporto della Capitale.
Non solo la Libia, anche Tunisia e Algeria potrebbero rientrare tra le zone affette dalla minaccia rappresentata da Daesh. Qualcosa di più di un semplice rischio giacché, nelle ultime ore, non sono mancate le prime avvisaglie di un potenziale sconfinamento dei miliziani legatisi ad al-Baghdadi, come dimostrato da un attacco contro le forze di polizia tunisine di frontiera presso Kasserine.
Non solo Daesh però. La preoccupazione è data dalla radicata presenza di gruppi armati operanti nella regione che hanno già manifestato il proprio supporto alle bandiere nere. Inoltre, il possibile arrivo di combattenti provenienti dall’area del Sahel comporterebbe l’allargamento del “fronte” all’intera Algeria meridionale. Nel frattempo, i due governi hanno preso i primi provvedimenti rafforzando la presenza militare lungo il confine libico.
Dei vari punti che compongono il nuovo accordo raggiunto a Minsk l’11 febbraio, tre – almeno nell’immediato – sono da considerarsi di vitale importanza:
Ebbene, a sette giorni dall’incontro in Bielorussia, la situazione non ha registrato grandi miglioramenti.
Daesh avanza verso Tripoli reclutando uomini dai clan tribali non allineati: attualmente contano 4500 militanti (stima per difetto). I jahidisti si spostano in colonne di vetture sia tecniche e sia civili adattate al combattimento cercando di evitare scontri in spazi aperti preferendo la guerriglia urbana. Questo per limitare le perdite e sia per dare l' impressione di raggiungere immediati successi e convincere la popolazione maschile libica ad unirsi per emulazione a loro. Tatticamente puntano ad aumentare il controllo costiero per insediare centri di addestramento ed instaurare nelle aree sottomesse il modello di stato sociale del califfato.