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08-12-2013

COME FINIRA IL DATAGATE?

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Tutti sanno cosa sia il Datagate, tutti sanno come e quando sia esploso; ma quanti possono dire di sapere come andrà a finire? La risposta è, chiaramente, nessuno. Tuttavia, avanzare una previsione non è cosa fuori portata.

Al momento, l’uragano Snowden è nel pieno della sua forza distruttiva. I leader politici discutono, si accusano e (puntualmente) tornano a stringersi la mano. Tutto normale nel gioco della politica. In ogni caso, a dire il vero, altro non potrebbero fare giacché troppo alto sarebbe il rischio di scoperchiare ulteriormente il vaso di Pandora. Si prendano ad esempio le recenti rivelazioni secondo le quali gli agenti britannici del GCHQ (Government Communications Headquarters) avrebbero spiato non solo il governo italiano ma anche i suoi cittadini in oltre 30 miliardi di telefonate mensili nel corso degli ultimi 20-23 mesi nel quadro dell’Operazione Tempora. Ebbene, in modo non poco inquietante, le stesse rivelazioni affermano che gli agenti italiani erano ben a conoscenza delle registrazioni. Il Premier Enrico Letta ha sì manifestato tutto il suo sconcerto ma difficilmente avrebbe potuto spingersi oltre, di certo non con una spada di Damocle pendente sulla testa dei propri 007. Così, in termini di dibattito politico, tutto tace nel Bel Paese.

L’impressione è che questo silenzio finirà per sopraffare, ovunque, i più o meno timidi dibattiti che si sono accesi in seguito alle varie rivelazioni. 

Per capire qualcosa di più su cosa aspettarsi dal prossimo futuro si può fare un salto nel passato di circa un ventennio. Correva l’anno 1990 e un’altra spy-story appassionava i lettori di tutta Europa: il caso Gladio. Trattavisi, in breve, di una “rete di sicurezza” (detta di stay-behind) istituita nei primi anni ’50 e gestita di concerto dai servizi segreti europei e statunitensi sotto l’ombrello della NATO, da attivare in risposta a un’ipotetica invasione sovietica. Fin qui nulla di sconcertante. Il problema è dato dal fatto che gli elementi di questa rete non si limitarono a farsi trovar pronti in caso di emergenza ma, guidati dai rispettivi vertici politico-militari, organizzarono attentati, violenze e massacri ai danni dei propri concittadini attribuendovi una fittizia rivendicazione filo-comunista al fine di indebolirne l’appeal ideologico che, al tempo, riscuoteva un discreto successo in diversi paesi del Vecchio Continente. Ebbene, quando vennero alla luce le prime rivelazioni su Gladio, la prima impressione portò tutti a credere che uno tsunami politico di colossali dimensioni stesse per abbattersi sui piani alti del mondo politico europeo eppure, dopo qualche scarna e poco risoluta inchiesta parlamentare, il grande fuoco dello sdegno si spense nel nulla. Evidentemente il desiderio era quello di tener nascosto tutto il possibile per evitare conseguenze rilevanti in termini di establishment. 

Ora, non serve necessariamente credere nella ciclicità della storia per poter accettare una previsione di questo tipo. Lassù le poltrone devono esser davvero comode, e la verità potrebbe non valere tanto.

© Riproduzione Riservata

Alessandro Mazzilli

Laurea in Scienze Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Torino.

Esperto in Politica Estera di Difesa e Sicurezza e sulle relazioni Euro – Atlantiche.

Analista Geopolitico

Consulente in Servizi di Stuarding e controlli di sicurezza.

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