Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha annunciato la fine dei negoziati, durati quattro giorni a Ginevra, tra la Repubblica Islamica e le potenze del gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) sul nucleare iraniano con la frase «Abbiamo raggiunto un accordo». Barack Obama ha commentato a caldo che in un clima di tensione “Si tratta di un primo importante passo verso un accordo generale: oggi la diplomazia ha aperto una nuova strada per rendere più sicuro il mondo” e ha poi chiesto ufficialmente, in diretta tv, al Congresso degli Stati Uniti di non imporre nuove sanzioni contro Tehran perché “potrebbero far saltare questa intesa”. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha affermato tramite Twitter che “il voto del popolo iraniano per la moderazione e l’impegno costruttivo e gli instancabili sforzi da parte dei team negoziali apriranno nuovi orizzonti”.
L’Egitto sta utilizzando miliardi di dollari inviati dagli Stati Arabi del Golfo suoi alleati al fine di cercare di stimolare l’economia oltre che per cercare di mantenere le sue strade relativamente “calme”, nella speranza che gli investitori e i turisti possano al più presto tornare.
L’Egitto ha un deficit di bilancio enorme, una moneta sopravvalutata e una economia in crisi profonda.
Mentre la comunità internazionale cerca di risolvere la questione della proliferazione nucleare, non si placano le tensioni tra Iran e Israele: il primo ministro Benyamin Netanyahu la scorsa domenica ha intensificato la sua campagna anti-iraniana chiamando i tentativi di accordo con la Repubblica Islamica “un oltremisura pessimo affare” e affermando che “sarebbe un grosso errore dotare il più pericoloso regime del 21esimo secolo della più pericolosa arma esistente, dato che l’accordo lascerebbe l’Iran con diciottomila centrifughe in gradi di arricchire l’uranio e di sicuro l’Iran non ne smantentellerà neppure una.” Ha poi concluso aggiungendo “noi, popolo ebraico, siamo qui da quattromila anni non permetteremo che gli ayatollah ci minaccino con armi nucleari”.
L’economia di Gaza sta crollando, contemporaneamente alla demolizione da parte dell’Egitto dei tunnel di contrabbando lungo il confine di sabbia che separa le due aree, alle demolizioni dei tunnel si aggiunge la fuga degli investitori e donatori che scappano da una zona di conflitto. L’economia palestinese potrebbe ridursi notevolmente quest’anno dopo una crescita media annua di circa il 9% durante il quadriennio 2008-2011.
Grazie al sostegno silenzioso di Benyamin Netanyahu il Sindaco uscente di Gerusalemme Nir Barkat è stato riconfermato alla guida della municipalità. Barkat è un laico molto apprezzato per le sue qualità di mediazione, ha gestito con ottima capacità politica una città unica e difficile come Gerusalemme tenendo in equilibrio le varie confessioni religiose, gli estremisti, gli ortodossi ed i moderati.
A fine settembre 2013, i 15 Membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno approvato all'unanimità una risoluzione che impone al regime siriano lo smantellamento del proprio arsenale chimico entro la metà del 2014. Una novità importante nel quadro di una guerra civile che insanguina il Paese da oltre due anni. Eppure, sopravvalutarne la portata sarebbe un errore.
Le parole del re dell’Arabia Saudita Abdullah sono il nostro spunto per cercare di capire le problematiche di natura settaria che animano la politica, ma non solo, Mediorientale.
Il re Abdullah, riferendosi all’Iran, secondo dati WikiLeaks, si è espresso in questi termini “ che Dio ci impedisca di cadere vittime del loro male” ed ha aggiunto che Washington dovrebbe “tagliare la testa del serpente”.
I Paesi musulmani Sunniti del Golfo, sotto la guida della potenza regionale dell’Arabia Saudita, hanno sostenuto i ribelli siriani con armi e denaro nella lotta per rovesciare Bashar al-Assad alleato dell’Iran. Hezbollah, istituito nel 1980 per combattere le forze di occupazione israeliane nel sud del Libano, ha inviato i propri guerriglieri per combattere al fianco dell’esercito nella guerra civile in Siria.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato alle Nazioni Unite che il nuovo presidente dell’Iran Hassan Rouhani è un “lupo travestito da agnello” ed ha aggiunto che Israele è pronto ad agire da solo per evitare che Theran possa arrivare alla fabbricazione di un’arma atomica. Netanyahu ha affermato molto esplicitamente che Israele, in caso di fallimento della diplomazia, è disposto ad effettuare da solo un’azione militare contro l’Iran . Israele non potrà mai acconsentire che armi nucleari possano giungere nelle mani di un regime canaglia che ha promesso più volte negli ultimi anni di voler cancellare Israele dalla carta geografica. Contro una tale minaccia Israele non avrà altra scelta che difendersi. Non ci deve essere nessuna confusione su questo punto. Israele non permetterà mai all’Iran di ottenere armi nucleari.
Dalga è un paese di campagna ad Al-minya in Egitto, che a seguito a delle proteste e a delle manifestazioni pacifiche fatte dai suoi abitanti contro il regime golpista, è stato invaso da poliziotti e militari con carri armati, elicotteri ed altro, bombardata con armi pesanti e circondata dalle forze armate egiziane vietando l'entrata e l'uscita di qualsiasi persona.
Hanno distrutto e bruciato case, arrestato persone con la scusa di cercare armi pesanti e laboratori di produzione d'armi e per proteggere i cristiani del luogo che secondo il racconto dei golpisti venivano perseguitati. Nonostante tutto i abitanti di Dalga non hanno risposto alle provocazioni e continuano tutt'ora a scendere ogni giorno in manifestazioni pacifiche.